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Pescara, 24/11/2024
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Data: 14/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Art 18, fischi e verdura contro il premier. La Cgil: dopo la piazza, sciopero generale

NEMBRO Diluvia sui capannoni della Persico e quando arriva Renzi piove anche molto altro: carta igienica, pomodori, finocchi, uova. E mortaretti. L’auto del premier passa indenne, ma ormai è un classico: contestazioni, urla, bandiere della Fiom che sventolano e striscioni «a tutela» dell’articolo 18. E poco importa che il capo del governo, passato indenne dal lancio di ortaggi, dica che a lui il ”18” che gli interessa non è quello dello statuto dei lavoratori, ma dei miliardi di tagli fiscali previsto dalla sua legge di stabilità.
COME LA CONFINDUSTRIA

Bergamo ha numeri da Germania. Produzione industriale, occupazione, redditi che competono con quelli della Ruhr. le aziende metalmeccaniche da queste parti sono un’infinità, e ne consegue che i metalmeccanici della Cgil siano particolarmente numerosi fuori dai cancelli della Persico. Oggi, poi, la loro protesta ha l’avallo di Susanna Camusso la quale, da Roma, fa sapere che dopo la manifestazione del 25 aprile «metteremo in campo altre opzioni, compresa quello dello sciopero generale».
Quello della segretaria generale della Cgil è un duro atto d’accusa al governo: «Sulle questioni del lavoro hanno fatta loro la piattaforma di Confindustria. Non hanno idea di dove portare il Paese. Invece di ridurre le tutele dovrebbero fare la patrimoniale». Concetti ripetuti, in modo assai più colorito, dagli operai che - guardati a vista da uno stuolo di agenti - presidiano l’assemblea degli industriali bergamaschi. Nessun incidente, né contatti pericolosi con la polizia. Ma le urla, quelle sì, si sentono: «buffone», «ammazzati», «mafioso».
PROTESTE A DALMINE

Scena assai simile qualche ora dopo a Dalmine. Renzi fa visita alle acciaierie del gruppo Tenaris della famiglia Rocca (colosso mondiale della siderurgia), e gli esponenti della Fiom che non erano a Nembro si fanno vedere qui, stesse bandiere, stessi slogan, stesse invettive contro Renzi. A cui una voce dal megafono rimprovera di essere uguale ai premier che lo hanno preceduto e di «definirsi di sinistra per poi fregarci da destra». Pure a Dalmine nessun tipo di violenza, salvo quella verbale. E non ci sono né uova né verdure che volano. Ma l’auto del premier, dopo una «visita privata» di un’oretta, torna verso l’aeroporto passando da un’uscita secondaria.

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