ROMA Primo: la legge di stabilità del 2015 - che il governo varerà nel Consiglio dei ministri di domani - lievita e ora vale 30 miliardi di euro, di cui 16 verranno dalla spending review. Secondo: le imprese godranno per i nuovi assunti di tre anni a zero contribuiti. Terzo: il taglio delle imposte sarà di 18 miliardi, «la più grande riduzione delle tasse di sempre». Diluvia nella giornata degli annunci di Matteo Renzi ospite della Confindustria a Bergamo e dello stabilimento Tenaris di Dalmine. A fare da contraltare alle sue dichiarazioni, i fischi e le contestazioni al suo arrivo di alcune centinaia di lavoratori metalmeccanici della Fiom in sciopero contro il jobs act. Di fronte alla platea confindustriale col quale ha instaurato un forte feeling, Renzi ha toccato l’argomento che maggiormente interessa: quello delle tasse. «Nella legge di stabilità del 2015 - ha annunciato - ci sarà un taglio delle tasse per 18 miliardi, il maggiore di sempre». Questi fondi, ha aggiunto, serviranno per «10 miliardi a finanziare il bonus degli 80 euro, mezzo miliardo andrà in detrazioni a favore delle famiglie e altri 6 miliardi andranno a coprire l’eliminazione della componente lavoro dall’Irap». A bilanciare la cancellazione dell’articolo 18 per i nuovi assunti, Renzi gioca la carta degli «incentivi che permetteranno per un triennio di non pagare contributi a chi fa assunzioni a tempo indeterminato». In pratica, assicura, «togliamo per i nuovi assunti l’articolo 18 e togliamo il peso fiscale per i primi tre anni». Sarà lo Stato a sostituirsi all’imprenditore. Renzi insiste, nonostante le opposizioni di forze sociali e le perplessità del Tesoro, sul Tfr in busta paga. Si tratta di «consentire a chi vuole, attraverso un’operazione con le banche di sostegno alle pmi, che presenteremo nelle prossime ore, la possibilità di lasciare il Tfr su base mensile». Questa misura è considerata «un passaggio importante e serio» per rilanciare i consumi. L’altro punto della Finanziaria è la conferma degli 80 euro che sarà finanziato con 10 miliardi. I margini di manovra sono stretti e Renzi ammette che deve restare all’interno dei ferrei confini del fiscal compact: «Non sforo il 3% ma comunque arrivo al 2,9% e libero 11,5 miliardi. È vero che il patto è stupido, ma dobbiamo dimostrare credibilità ai partner europei e ai mercati e manterremo gli impegni presi dagli altri governi». Renzi annuncia che vorrebbe eliminare il Patto di stabilità per Comuni e Regioni anche se ora non è possibile. Agli enti locali andranno un miliardo di euro, «uno spazio di Patto» che significherà, assicura, «un miglioramento dei margini del 77%» a favore degli enti locali. Sullo sfondo si intravvede chiaramente lo scontro con Bruxelles per ritagliare spazi di manovra e di flessibilità. Ma il ministro Padoan nega che sui saldi di bilancio 2015 ci sia «alcun negoziato con Bruxelles, siamo in un processo assolutamente normale». Padoan spiega che Bruxelles «riceverà immediatamente i numeri della legge di stabilità una volta approvata, e poi avvieremo un dialogo normale che si concluderà rapidamente». Ma a Bruxelles attendono i numeri. «L’ammissibilità della deviazione dal sentiero di avvicinamento al pareggio di bilancio strutturale non è scontata e rifletterà l’interpretazione delle regole da parte delle istituzioni coinvolte» avverte il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Signorin.