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Data: 14/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Manovra, Renzi: «Meno tasse per 18 miliardi e tagli all’Irap»

NEMBRO La legge di stabilità, così come la racconta Matteo Renzi agli industriali di Bergamo, è fatta di cifre con molti zeri e di molte ambizioni: «Taglieremo le tasse per 18 miliardi, una cosa mai vista prima» annuncia. E ancora: sgravi per le famiglie, soldi per i Comuni, accordi con le banche per mettere parte della liquidazione nelle buste paga di chi lo chiede. Di tutto e di più, con l’incognita delle coperture finanziarie che secondo il premier non è un’incognita: «Ricaveremo 27 miliardi da spending review e avvicinamento al tetto massimo del rapporti deficit-pil».
MANOVRA DA 30 MILIARDI

Il governo ha ancora qualche ora per mettere a punto le tabelle di una manovra che viene presentata come «epocale». Renzi però ha fretta di svelarne i particolari. A Nembro, poco fuori Bergamo, è in corso l’assemblea provinciale di Confindustria (in prima fila c’è pure Squinzi) e poiché buona parte del «pacchetto» è dedicata agli imprenditori appena gli chiedono di andare sul palco ne dà un’anteprima: «Per i neo assunti a tempo indeterminato le aziende non dovranno pagare contributi per un triennio. In più aboliremo del tutto l’Irap nella parte della quota lavoro».
Complessivamente il patto di stabilità dovrebbe muovere circa 30 miliardi di euro. «Ma noi non aumenteremo di una virgola le tasse, anzi le abbasseremo». Dice, Renzi, che più della metà dei fondi necessari per le coperture arriveranno dalla spending review, quindi tagli ai costi superflui di ministeri ed enti pubblici per oltre 16 miliardi di euro: «Poi abbiamo ancora un margine per stare sotto il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit pil. E’ una regola stupida, ma noi la dobbiamo rispettare per una questione di reputazione. Arriveremo alla soglia del 2,9 potendo contare su altri 11 miliardi».
LE AGEVOLAZIONI

Un terzo dei 30 miliardi teoricamente disponibili servirà per rendere stabile il contributo degli 80 euro nelle buste paga dei redditi più bassi. Quindi c’è la parte a favore delle imprese o, come chiosa il presidente del Consiglio, «a favore dell’occupazione». Lo sgravio maggiore riguarda la quota lavoro dell’Irap: «Dal 2015 l’intenzione del governo è di abolirla in toto. Anche perché è il tributo che più di altri restituisce l’idea per cui il lavoro è un costo e non una risorsa». Un’operazione a carico dello Stato che comporta minori entrare per 6 miliardi e mezzo.
Un altra quota verrà destinata dalla legge di stabilità a incentivare le assunzioni a tempo indeterminato: «Per tre anni le aziende non pagheranno i contributi di coloro che verranno assunti dall’1 gennaio al 31 dicembre del 2015». In platea applaudono, ma non tutti. In prima fila c’è pure il leghista Roberto Maroni che rimane immobile. Ha appena chiesto a Renzi di abolire il patto di stabilità consentendo ai Comuni di spendere le risorse bloccate. Renzi risponde così: «Lo alleggeriremo del 77 per cento». Costo per le casse statali di circa un miliardo e mezzo.

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