MONTESILVANO Ambienti politici e non sempre in subbuglio a Montesilvano, in attesa che il sindaco dimissionario prenda la sua decisione definitiva. L’amletico dubbio «si ritira, non si ritira» è sulle bocche di tutti e non passa giorno che una tesi non prevalga sull’altra. Non mancano, ovviamente sul fronte dell’opposizione, quelli che vogliono rimandarlo a casa ed altri che a spada tratta lo invitano a ritirare le dimissioni. A ben guardare, spiegano alcuni, le premesse per un ritorno di Francesco Maragno alla guida della città, dall’approvazione del bilancio alla mancata elezione in provincia di Aliano, uno dei cinque dissidenti azzurri, ci sono tutte; da più parti sono in molti ad auspicarlo e persino qualche rappresentante della minoranza ha preso netta posizione a sostegno di un rientro in Comune del sindaco dimissionario. Si tratta appunto del consigliere pd Gabriele Di Stefano. «Non possiamo coinvolgere i cittadini - dichiara Di Stefano, il bastian contrario del Pd - nelle becere lotte della politica. Dobbiamo piuttosto assicurare una buona amministrazione con l’obiettivo prioritario di rilanciare la città e la sua economia. Fra l’altro evitando il ricorso alle elezioni si risparmierebbe denaro utile alla comunità».
Ma il suo atteggiamento ha fatto irritare i vertici cittadini del Pd. La segretaria cittadina del partito (favorevole come alcuni compagni di partito alle elezioni) si rifiuta di parlare di larghe intese e tantomeno di appoggio a Maragno. «Nel Pd - aggiunge Romina Di Costanzo- non c’è più spazio né per i transfughi, né per i voltagabbana ed i comportamenti in controtendenza con la linea del partito saranno al vaglio della nostra commissione di garanzia». Parole che suonano come un pesante provvedimento in arrivo per Gabriele Di Stefano, che non rispettando le disposizioni del Pd, ha deciso più volte modo autonomo. E alle accuse della Di Costanzo per aver appoggiato il centro destra lui ribatte: «Non sono un voltagabbana, ma faccio solo gli interessi della città e non rincorro poltrone di nessun tipo».
Sempre viva infine la maretta in seno al Pd, spezzatosi in due tronconi, che dovrebbero ricomporsi; stesso discorso fra Movimento a 5 stelle e Pd. Il M5S, pur restando all’opposizione, ha lasciato intendere che è pronto ad appoggiare la coalizione. Una coalizione che Maragno sta lentamente ricomponendo per poi ripartire verso precisi obiettivi. Il primo in assoluto: scongiurare l’arrivo del commissario, che penalizzerebbe la città e le grandi iniziative che il sindaco stava assumendo. Comunque i canonici 20 giorni, entro i quali il sindaco dovrà decidere, scadono il 21 ottobre.