«Il Governo sta arretrando sulla ricostruzione dell’Aquila», nel giorno della mancata visita del presidente del consiglio, Matteo Renzi, la Cgil provinciale prende una dura posizione contro il suo governo di riferimento. «Nell’arco di qualche settimana il Governo ha smantellato una struttura di gestione della ricostruzione che appariva efficiente e consolidata», dice il segretario, Umberto Trasatti. Il sindacalista si riferisce agli spostamenti, non rimpiazzati, di Legnini (ex sottesegretario all’Economia e referente governativo con delega alla Ricostruzione), Paolo Aielli (ex capo dell’Ufficio speciale della ricostruzione), Fabrizio Magani (ex capo della Direzione dei beni culturali). La schiera degli ex, vertici degli organismi che organizzano la ricostruzione, rimane senza successori. «Queste scelte hanno determinato», dice Trasatti, «una lunga serie di problemi: l’incertezza delle risorse necessarie alla ricostruzione. Il rischio del blocco dello stesso processo di ricostruzione, con gravi conseguenze per centinaia di imprese e migliaia di lavoratori. All’Ufficio speciale per la ricostruzione sebbene prosegua la fase istruttoria dei progetti, i documenti restano, comunque, nei cassetti perché manca la firma del responsabile. Alla Direzione regionale dei beni culturali c’è il blocco dei pagamenti per opere iniziate o completare, nonché il mancato avvio di opere e progetti già finanziati, sempre a causa della mancanza del capo». «La ricostruzione dei 57 comuni del cratere sismico e dei 100 fuori dal cratere è ferma», dice Trasatti. «Dopo i ritardi post sisma, solo nel 2012, su iniziativa dell’allora ministro Barca, una legge dello Stato definì il superamento della lunghissima gestione commissariale, nonché le regole per la nuova fase della ricostruzione. La nuova govervance ha dimostrato tutta la sua efficacia, approvando in meno di un anno progetti di ricostruzione per oltre un miliardo di euro. Tutto ciò ha consentito di avviare sul territorio parecchie centinaia di cantieri, risvegliando la speranza dei cittadini», sottolinea Trasatti. Un’accelerazione della ricostruzione che ha dato un’opportunità di lavoro a centinaia di aziende provenienti da una novantina di province italiane e a circa 10.000 lavoratori, facendo diventare il cratere sismico il più grande cantiere d’Europa. Dopo due anni, il Governo con tre mosse ha bloccato la ricostruzione.