ROMA Colletti bianchi e tute blu in picchiata. Le politiche di austerity con il blocco del turnover nel settore pubblico e la crisi nera nel settore privato stanno decimando i principali due battaglioni dell’esercito dei lavoratori italiani: travet e operai. Ma copiose sono anche le emorragie in altri comparti: dagli apprendisti alle colf, fino ai lavoratori autonomi. A fotografare disagi e difficoltà di un’Italia stremata dalla lunga crisi è il bilancio sociale Inps 2013 illustrato ieri a Roma. Una presentazione interrotta (e poi ripresa) dalle proteste di alcuni precari che hanno fatto irruzione sul palco contestando il ministro del Welfare Giuliano Poletti e il Jobs act.
EMORRAGIA DI STATALI
Nel 2013 i dipendenti pubblici sono calati di altre 64.000 unità, proseguendo un trend iniziato già da anni. Basti pensare che nel 2008 erano 3 milioni e 436.000 e adesso sono 3 milioni e 39.536. La flessione comunque inizia a rallentare: nel 2012 il calo era stato doppio (130.000).
In realtà il 2013 è stato l’annus horribilis soprattutto per gli operai: i dipendenti privati sono diminuiti di 313.000 unità, di questi ben 230.000 sono tute blu (-3,5%).
Le aziende non assumono più nemmeno gli apprendisti (-4%) e crollano anche i lavoratori autonomi (-15,7% gli iscritti alla gestione separata dell’Inps).
Con l’aumento dei disoccupati sono lievitate le spese per gli ammortizzatori sociali, arrivate a 23,5 miliardi di euro (+4,1%. Tra cassa integrazione, disoccupazione e mobilità l’Inps ha assistito ben 4,5 milioni di persone (mezzo milione in più rispetto al 2012).
ITALIANE CON LA RAMAZZA
Per tamponare le minori entrate familiari e le paure di un futuro opaco, le famiglie hanno iniziato a risparmiare nella spesa per aiuti domestici, le colf per molti sono diventate un lusso che non ci si può più permettere: sono 43.000 in meno rispetto al 2012 (-5,4%). Ma nel saldo si nota anche un altro fenomeno che sembra riportare il calendario a oltre 40 anni fa: aumentano le italiane che per sbarcare il lunario accettano lavori di collaborazione domestica (+2,8% rispetto al 2012).
Le colf italiane restano comunque una minoranza: solo il 21% (su un totale di 749.840).
TROPPI POVERI
Resta sempre troppo affollata la platea di pensionati che vive con meno di mille euro al mese: 6,8 milioni di persone, il 43,5% del totale (erano 7,2 milioni nel 2012) e di questi ben 2,1 milioni non arriva a 500 euro. I pensionati ricchi, con assegni superiori ai 3.000 euro al mese, sono 676.000 (il 4,3%) e assorbono ben 38 miliardi di euro (contro i 52,4 spesi per i 6,8 milioni di pensionati poveri). Intanto iniziano a vedersi i primi frutti della riforma Monti-Fornero: le pensioni liquidate nel 2013 sono costate il 12,7% in meno rispetto al 2012, un risultato ottenuto dal combinato disposto tra il calo del numero dei nuovi pensionati (-5,3%) e la riduzione dell’importo medio mensile (-7,9%).
I conti dell’istituto comunque restano in rosso (8,7 miliardi di euro) ma registrano un miglioramento di circa un miliardo rispetto al 2012 quando il disavanzo fu di 9,7 miliardi.