Il presidente dell’Ordine denuncia: «Costretti a lavorare
in emergenza per le aliquote rese note all’ultimo minuto»
TERAMO Nuova tassa, stesso caos. Prima l’Ici, poi l’Imu, ora la Tasi: cambia nome la tassa sulla casa ma la confusione resta sempre quella. File infinite a patronati e Caf e commercialisti letteralmente “ingolfati” da calcoli, aliquote e le più svariate detrazioni. Il tutto quando mancano ormai circa 24 ore alla prima scadenza della famigerata imposta sui servizi indivisibili come l’illuminazione pubblica o la manutenzione delle strade (domani si paga l’acconto in oltre 5mila Comuni, una quarantina in provincia di Teramo, che non hanno deliberato aliquote e detrazioni entro maggio). «Gli studi professionali sono bloccati dalla Tasi», lancia l’allarme il presidente dell’Ordine provinciale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, Alberto Davide, che dipinge scenari da vera e propria “catena di montaggio”. «Per consentire ai clienti di pagare la tassa con puntualità», spiega, «commercialisti e contabili stanno lavorando in condizioni di emergenza, senza uniformità, oltre il normale orario di lavoro e anche nei giorni festivi e di riposo». A creare il caos, com’era prevedibile, è soprattutto la babele di aliquote e detrazioni che variano di Comune in Comune fino ad arrivare a ben 85mila possibilità di calcolo. Senza contare tutto l’iter della determinazione del tributo, decisamente troppo complesso: prima occorre verificare se il Comune ha deliberato la tariffa, poi ci si procura il regolamento della Iuc (l’imposta unica comunale che da quest’anno racchiude Tasi, Tari e Imu) che va però interpretato e “riletto” tenendo conto di tutte le agevolazioni previste. E guai se il contribuente possiede immobili in più Comuni, perché allora si ricomincia tutto da capo. Quasi inevitabile allora l’invito del presidente Davide rivolto a tutte le amministrazioni a «consultare il Consiglio dell’Ordine per facilitare le procedure e, per il futuro, a uniformare le modalità di calcolo. La riforma fiscale», è invece la strigliata rivolta agli enti locali, «ha trovato impreparati i Comuni teramani, tanto che alla naturale scadenza del pagamento a giugno, solo 7 su 47 erano le amministrazioni che avevano deliberato l’aliquota. Non è più tollerabile», aggiunge Alberto Davide, «che il contribuente che vuole adempiere puntualmente alle sue obbligazioni tributarie debba conoscere l’importo delle imposte dovute solo il giorno prima, se non addirittura lo stesso giorno della scadenza. Ma ciò che è ancora più intollerabile», chiude il presidente, «è che i nostri studi professionali siano paralizzati da un ginepraio di regolamenti, l'uno diverso dall'altro, che rendono difficoltoso il calcolo anche con l'aiuto dei software».