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Data: 17/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Intervista a Nicola Zingaretti - La dura presa di posizione del Presidente della Regione Lazio: «Il Lazio è il territorio che ha stretto di più, ora per forza dovremmo colpire i servizi. E i tagli colpiranno, inevitabilmente, la sanità e il trasporto pubblico locale»

«Quando si parla di tagli dei trasferimenti agli enti locali, bisogna avere il coraggio di dire che si tagliano i servizi ai pendolari, alle borse di studio, alle politiche sociali. Si taglia la sanità».
Nicola Zingaretti, governatore del Lazio. Avete calcolato gli effetti della legge di stabilità sulla sua regione?
«Sa cosa succederà nel Lazio? Si vanificheranno i sacrifici sopportati dai cittadini per uscire dal commissariamento della sanità. Una ipotesi profondamente ingiusta. Non potremo abbassare le aliquote dell’Irpef nel 2016 come avevamo deciso. Noi stiamo lavorando per azzerare il disavanzo della sanità, obiettivo che raggiungeremo nel 2015. Se il taglio di 4 miliardi complessivi rimarrà tale, sfumerà questa ipotesi. E i tagli colpiranno, inevitabilmente, la sanità e il trasporto pubblico locale».
Presidente Zingaretti, ma in questo polemica non c’è l’eterno dualismo con Renzi nel Pd?
«No, in nessun modo. Tutti i presidenti di regione, di qualsiasi schieramento, hanno una posizione univoca. Io sostengo il presidente Renzi nel suo sforzo di modernizzazione del Paese. Concordo sull’obiettivo del governo, ma non sul metodo».
Si è detto che la manovra non andrà comunque a colpire la sanità.
«Non è cosi. Sarà inevitabile, è un fatto matematico. Nel Lazio la spesa all’80 per cento è sulla sanità, al 10 sul trasporto pubblico locale. Appare impossibile operare tagli di quelle proporzioni senza intaccare queste due voci. Certo, quando conosceremo le cifre esatte potremo decidere cosa fare, io continuo ad avere come obiettivo strategico il risanamento della sanità e l’abbassamento della pressione fiscale. Tra l’altro nella relazione sulla spending review, a pagina 3 Cottarelli è chiaro: dice che i risparmi ottenuti a livello locale dovrebbero essere utilizzati per ridurre la tassazione locale».
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto che è possibile che le Regioni aumentino le tasse.
«Non lo voglio fare. E non lo posso fare perché nel Lazio, proprio per i sacrifici affrontati per eliminare il disavanzo sanitario, sono già al livello massimo».
Ma davvero nella Regione Lazio non ci sono margini di tagli degli sprechi?
«Siamo la Regione che ha tagliato di più, anche più del governo. Abbiamo tagliato società, poltrone, auto blu, vitalizi e stiamo riducendo i primariati negli ospedali di quattrocento unità. E non ci fermiamo qui, perché interverremo anche sulla spesa. Ma qui parliamo di cifre talmente importanti che inevitabilmente incideranno sui servizi».
Roma Capitale si aspetta più fondi dalla Regione Lazio per il trasporto pubblico locale.
«Infatti ci eravamo impegnati, ogni anno, ad aumentarli. Ma se caleranno i trasferimenti da parte dello Stato non potremo garantire questo aumento. Anzi, saremo costretti a diminuire i fondi dati a Roma Capitale».
Ma lei si riconosce nell’idea di Partito democratico che emerge da questa manovra di Matteo Renzi?
«Io con orgoglio posso dire di governare una Regione che ha iniziato a pagare i debiti, ridurre la spesa pubblica, eliminando gli sprechi, programmando un taglio sostanziale delle tasse. Oggi però devo difendere i cittadini del Lazio da scelte che vanificheranno gli sforzi che sono stati fatti. Tutti i presidenti di Regione hanno esplicitamente affermato di condividere gli obiettivi di Renzi, quello che si chiede è che ci sia anche una condivisione degli strumenti. Chiamparino, presidente delle conferenza stato regioni, ha ragione quando dice: la legge di stabilità così come è scritta è inapplicabile, perché contiene l’obiettivo di mantenere intatto il fondo sanitario e poi propone questo livello di tagli. Impossibile».
Lei ha detto che ciò che sta facendo Renzi ricorda ciò che fa chi invita a cena gli amici, poi però fa pagare il conto ad altri.
«Era una battuta, ma nella sostanza noi non siamo chiamati con questi provvedimenti a rispettare i vincoli di bilancio dell’Europa, ma a finanziare delle scelte fatte dal governo. Che nel Lazio impediranno di abbassare le tasse».

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