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Pescara, 24/11/2024
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17/10/2014
Il Messaggero
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Rischi su sanità e welfare, risorse dalla caccia agli sperperi. I governatori potrebbero azionare la leva fiscale
innalzando fino al 3,33% l’aliquota Irpef regionale |
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ROMA Sarà anche una «provocazione», come la definisce il premier Matteo Renzi, la minaccia di alzare le tasse. Ma per i governatori regionali in rivolta contro i tagli del governo la tentazione di attivare la leva fiscale può diventare una sirena irresistibile per far quadrare i conti. Ed è per questa ragione che Palazzo Chigi, in queste ore, preme sui presidenti affinchè dirigano le loro attenzioni sulla spesa. Ed è su quel versante che le forbici dovranno essere azionate. La sanità la fa da padrone nel capitolo uscite e, complessivamente, vale il 75-80% dei bilanci. Le spese correnti regionali valgono 151 miliardi di euro e sono cresciute del 40% negli ultimi 10 anni costringendo molte regioni ad invertire la marcia. E questo perchè lo squilibrio tra entrate e uscite (che viaggia intorno ai 10 miliardi l’anno) ha portato l’indebitamento complessivo a quota 130 miliardi di euro. Tagliare, risparmiare e razionalizzare, ragionano a Palazzo Chigi, è una strada senza alternativa per i governatori. Nel mirino finiranno i consumi intermedi del settore sanità che nel giro degli ultimi 25 anni sono cresciuti del 277%, ad un ritmo doppio rispetto all’andamento del Pil. A tal proposito un intero capitolo della proposta di spending review di Carlo Cottarelli impone ai governatori di fare riferimento ai prezzi pagati da Consip ai fornitori della Pa come punto di riferimento al momento di acquistare beni e servizi dai privati. Ma è chiaro che, ad esempio, acquistare bende, garze e cerotti a buon mercato o evitare sprechi sugli approvvigionamenti di medicinali non potrà essere sufficiente per sistemare i bilanci. Dunque è assai probabile che alcune regioni punteranno a ritoccare i ticket ospedalieri. Magari legando sempre di più le prestazioni al livello Isee riferito ai propri assistiti. E poi ci sono le voci di bilancio fuori dal settore sanità. Con una dotazione di 30 miliardi le regioni finanziano settori nevralgici come diritto allo studio, ammortizzatori sociali, trasporto, welfare e tutela idrogeologica del territorio. Si tratta di capitoli delicatissimi e per larga parte già sottoposti ad una forte riduzione di spesa dal 2011. Fonti del ministero del Tesoro garantiscono comunque che non c’è alcuna ipotesi di tagliare sul trasporto pubblico locale. Ma, per il resto, le ipotesi sono tutte aperte. L’OPZIONE FISCALE Se però la missione dei tagli alle spesa dovesse fallire, o rivelarsi insufficiente, alzare le tasse sarà inevitabile. Tanto più che l'occasione viene servita su un piatto d'argento proprio dalle leggi dello Stato centrale. Dal 2015, infatti, per effetto di una scelta operata con il Salva Italia dall'esecutivo Monti nel 2011, le regioni potranno ritoccare verso l'alto l'addizionale Irpef il cui tetto massimo è oggi fissato al 2,33%. Già adesso ben 4 Regioni (Piemonte, Liguria, Lazio e Umbria) impongono ai contribuenti quell'aliquota, mentre le altre si posizionano su livelli inferiori. Ebbene, la necessità di far cassa alla in maniera certa potrebbe spingere gli amministratori locali ad avvicinarsi a quel 3,33% di aliquota massima sul reddito che scatterà fra meno di tre mesi. In linea teorica, il gettito aggiuntivo potenziale sarebbe davvero enorme. A legislazione vigente, infatti, la voce Irpef regionale vale circa 11 miliardi e secondo le simulazioni della ragioneria dello Stato se tutti i governatori utilizzassero integralmente le loro prerogative ci sarebbe un introito di 24 miliardi di euro. Con un aumento delle entrate, da un anno all'altro, di 13 miliardi di euro. «Una provocazione», appunto. Ma fino a un certo punto. E' del tutto evidente, infatti, che non potrà finire in questo modo, ma è fuori discussione che una parte delle risorse necessarie per fare fronte ai rubinetti chiusi dalla legge di Stabilità dovrà affluire proprio da questo versante. Anche perchè di alternative, scorrendo il dossier entrate, non ce ne sono. Troppo esigui gli incassi che derivano dalle tasse universitarie e dal bollo auto e alzare l'Irap, che con 11 miliardi di euro finanzia il 33% del servizio sanitario nazionale, apparirebbe una scelta insensata agli occhi dell'opinione pubblica in una fase nella quale il governo la riduce.
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