Red tax day. Questo il nome della protesta organizzata ieri mattina dal centro destra in corso Vittorio Emanuele, davanti alle poste centrali. Pomo della discordia le aliquote troppo alte della tassazione voluta dalla giunta Alessandrini e siglacce, ormai familiari, come Imu, Tasi e Tari. A sinistra parlano di scelta obbligata e di casse vuote. «E’ finito il tempo della finanza allegra - ha affermato il sindaco -. Dobbiamo reperire circa 18 milioni, nonostante i tagli di 4 milioni che abbiamo effettuato, non possiamo ancora appianare un disavanzo di ulteriori 4 milioni e rotti di euro che, torno a precisare, non abbiamo generato noi». Mentre la destra grida ad una manovra sbagliata che come risultato produrrà solo più evasione: «Pescara è una città a forte vocazione commerciale - afferma Lorenzo Sospiri, capogruppo regionale di Forza Italia - è chiaro che viviamo di terziario avanzato. Se ci svuotano le tasche, come facciamo a spendere e tenere in vita l’economia locale? Stiamo andando incontro ad un Natale nero, ma i genitori di certo non toglieranno il cibo ai propri figli. Di conseguenza queste tasse altissime, le più alte d'Italia, si trasformeranno in evasione». Tra i presenti al sit-in anche Carlo Masci (Pescara futura), Guerino Testa (Nuovo centrodestra) e Armando Foschi (Fratelli D'Italia). Queste le parole del nuovo coordinatore cittadino di Forza Italia, Guido Cerolini Forlini: «Si tratta di un aumento a nostro avviso ingiustificato rispetto a quelle che erano le reali esigenze delle casse comunali e al quale, come si è già visto, non corrisponderà un aumento o un miglioramento dei servizi ai cittadini». La replica della maggioranza arriva dalla voce di Marco Presutti, capogruppo del Pd: «La gogna camuffata di oggi non gioverà ai cattivi amministratori di ieri». E aggiunge: «Almeno sui numeri di bilancio si dovrebbe essere sempre veritieri, poiché quando si è causa di gravi sacrifici per la comunità è necessario, se non scusarsi, almeno rispondere sinceramente di quanto si è commesso. Altrimenti si è irresponsabili, ovvero incompatibili con un mandato popolare che richiede come prima condizione quella di rispondere in modo onesto e trasparente dell'operato svolto». Purtroppo però, come la giri giri, la coperta è e resta troppo corta. A rendere il clima ancora più triste, avverso e spiacevole è l’omertà che vige negli uffici postali. Alla semplice domanda «Quanti cittadini sono venuti a pagare finora?» la risposta è stata non verbale: spallucce e timidi cenni di diniego. Il più coraggioso ha aperto bocca solo per dire «Non possiamo parlare» e non è mancato chi si è alzato dallo sportello per andare via. Strumentalizzazione o meno, è importante capire come si sono regolati i cittadini: nel corso della manifestazione di protesta si è registrata un’affluenza a ondate, ma non vanno dimenticate vie alternative come Caf, banche e home banking per pagare l’imposta. E i più previdenti non hanno atteso l’ultimo giorno per pagare, dunque ieri poche code agli sportelli.