MILANO In soccorso alla manovra di Renzi arriva il presidente Napolitano: «Nella legge di stabilità ci sono importanti misure per la crescita» dice il Capo dello Stato. E il premier va subito all’incasso visto che, dopo due giorni di accuse reciproche, la tensione con i presidenti di Regione si stempera un po’. Adesso qualcuno comincia a pronunciare la parola dialogo e si studia il calendario per fissare un incontro fra governo e governatori: «Noi una proposta l’abbiamo» dice Chiamparino, presidente del Piemonte.
TAGLI PER 4 MILIARDI
I governatori si sentono defraudati dai tagli previsti ai loro bilanci, minacciano di ridurre l’assistenza sanitaria. Le proteste più vistose arrivano da Lombardia e Veneto, guidate dal centrodestra. Ma sull’altro fronte, quello dei presidenti di centrosinistra (la maggioranza), i toni si ammorbidiscono. Debora Serracchiani, che oltre a guidare il Friuli e vicepresidente del Pd, vede un orizzonte sereno: «Sono sicura che troveremo un punto di intesa».
La legge di stabilità mette in conto che le Regioni riducano complessivamente di 4 miliardi le spese. Qualche esempio: Veneto e Lazio dovrebbero tagliare 400 milioni, la Calabria 150, la Puglia più di 200. «Troppi, faremo ricorso come lo abbiamo fatto contro Berlusconi» dice il leghista Luca Zaia. Però Chiamparino - che parla a nome di tutti - è meno drastico: «Siamo pronti a rispettare il saldo dei 4 miliardi di taglio. Ma è un’operazione assai complessa che richiede un confronto e un mandato politico di Palazzo Chigi».
Matteo Renzi dice di non aver alcun problema a dialogare coi governatori. Non sembra però propenso a passi indietro. Anzi, va in televisione e punzecchia: «Le Regioni hanno qualcosa da farsi perdonare. E se viene chiesto loro un sacrificio non taglino la sanità, ma gli sprechi. Magari nominando qualche primario o vice primario in meno». Toni da chi vuole tirare dritto, anche perché ora si sente le spalle coperte dal Capo dello Stato. Padoan intanto fa da ponte: «Pronti a discutere ma nel rispetto dei saldi».
L’APPOGGIO DEL COLLE
Napolitano è a Milano reduce dalla cena per i capi di governo presenti al summit Europa-Asia in cui si è parlato di Ucraina e di Ebola, di rapporti commerciali con l’Estremo Oriente e delle forniture di gas. A cerimonia conclusa è costretto a tornare sulle questioni italiane. La manovra le piace? «Non ho ancora preso visione completa del testo, ma mi sembra che ci sia un ampio riconoscimento».
Come a dire che le proteste e le grida di lamento lanciate dalle Regioni (e dai sindacati) sono poco più che una sorta di atto dovuto. L’importante, fa intendere Napolitano, è che i consensi alla legge di stabilità siano superiori ai dissensi: «Ci sono misure importanti per la crescita, sia direttamente per quel che riguarda le politiche degli investimenti, sia indirettamente per quello che riguarda la riduzione della pressione fiscale».
Sufficienza piena, dunque, anche se la manovra da sola non basta. E’ l’Europa, per Napolitano, che deve entrare in campo. A fine ottobre ci sarà un Consiglio europeo decisivo: «Penso però che le posizioni prese con notevole nettezza dal governo italiano, e non solo, vadano nel senso di un forte rilancio delle politiche per la crescita».