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Data: 19/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Regioni, il governo va avanti «Sui tagli nessuna apertura». Renzi: «La gente è con me, conosce bene gli sprechi. Guai a colpire servizi e Sanità»

ROMA Matteo Renzi e Sergio Chiamparino la prossima settimana si vedranno. Ma il presidente delle Regioni molto difficilmente uscirà da palazzo Chigi soddisfatto. «Sono pronto a confrontarmi», fa sapere il premier, «si deve però partire dagli sprechi delle Regioni e nessuno si deve azzardare a scaricare i tagli sui cittadini». «In ogni caso non ci sarà alcuna riduzione dei tagli, la trattativa può avvenire solo a saldi invariati», avvertono a palazzo Chigi e al ministero dell’Economia.
Renzi conferma l’incontro perché ha registrato «un’importante cambio di toni». Fino a ieri il presidente del Consiglio era descritto «deluso» e «amareggiato» per la veemente reazione dell’“amico” Chiamparino e degli altri governatori del Pd. «E proprio quando varo la legge di stabilità con la più imponente riduzione di tasse della storia repubblicana. Siamo o non siamo tutti sulla stessa barca? Remiamo o non remiamo tutti nella stessa direzione?», si era chiesto Renzi. Che avrebbe voluto che i “suoi” governatori avessero reagito come ieri ha reagito Debora Serracchiani, presidente del Friuli e vicesegretario del Pd: «Il governo ci lancia una sfida e noi governatori non possiamo non accettarla. Questa legge di stabilità finalmente spinge la crescita e gli investimenti abbassando le tasse e riducendo il costo del lavoro. Tutti dobbiamo farcene carico responsabilmente».
LA STERZATA DI SERGIO

Ebbene Chiamparino, che di Renzi è sempre stato un sostenitore, ieri ci è andato vicino. Ha detto: «Matteo sta facendo le cose giuste per l’Italia, continuo a sostenerlo». Ha aggiunto: «Il mio giudizio sulla manovra è positivo, quando scoppiano le polemiche tutti diciamo qualche parola di troppo». E ha concluso: «Non c’è nulla di irreparabile, siamo animati dalla volontà ferrea di trovare un’intesa». Ciò non vuol dire che le Regioni abbiamo alzato bandiera bianca, ma sono prontissime a trattare. Ad esempio rinunciando ai due miliardi in più del Patto della salute.
IL TIMORE DEL BOOMERANG

Se i governatori potranno spuntare qualcosa, è soltanto perché Renzi teme l’effetto boomerang. Ha paura che le Regioni, in forza della loro autonomia, potrebbero reagire ai 4 miliardi di tagli aumentando le tasse locali e riducendo i servizi per i cittadini. Dai trasporti alla Sanità. Una prospettiva che allarma e fa infuriare il premier: «Sarebbe una provocazione, comincino a tagliare le sacche enormi di sprechi, colpiscano i dirigenti della Asl, i primari, i costi assurdi e irragionevoli degli acquisti nel settore sanitario. Ma guai a prendersela con i cittadini». Uno scenario «raccapricciante», anche perché potrebbe vanificare almeno in parte i promessi «effetti espansivi» della legge di stabilità.
Se si dovesse andare alla guerra, Renzi ha pronta l’arma di ritorsione. La pubblicazione on-line di tutte le spese e gli sprechi delle Regioni: «Così i cittadini saprebbero chi sono i colpevoli, chi fa il loro male...». E i sondaggi usciti nelle ultime ore incoraggiano il premier: «La gente è con me, è dalla mia parte. Tutti sanno quanti soldi pubblici buttano via le Regioni, tutti conoscono gli sprechi inenarrabili e i servizi inefficienti». «E’ assurdo pensare che non riescano a trovare 4 miliardi su un budget di 140 miliardi procedendo a un efficientamento delle spese», aggiungono a palazzo Chigi, «e sarebbe raccapricciante se venissero davvero chiusi degli ospedali». Detto questo, il premier è intenzionato a confermare i risparmi a carico dei governatori «non per cattiveria». «Ma perché», come dice un suo collaboratore, «una legge di stabilità così ambiziosa la devi blindare per forza, altrimenti c’è il rischio che salti tutto l’impianto se dai seguito alle proteste».
Proteste che secondo la lettura di Renzi «sono limitate finora praticamente solo alle Regioni, nonostante l'importanza della manovra e l’ampiezza degli interventi». Dunque, il testo della manovra - fanno sapere i suoi collaboratori - è quello presentato in conferenza stampa mercoledì. «In queste ore si procede solo a qualche limatura in forza dell’approvazione salvo-intese». E domani passerà all’esame del Quirinale.

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