L’AQUILA «Gli esperti non sapevano che la riunione della Commissione Grandi rischi fosse un’operazione mediatica, la responsabilità di informare è stata invece sempre sotto il controllo di Guido Bertolaso. E, comunque, mai gli esperti si sarebbero piegati a un ipotetico invito a rassicurare la gente». Così il legale difensore di Claudio Eva, Alessandra Stefano, ha addossato a Bertolaso, allora capo dipartimento della Protezione civile, la responsabilità di aver orientato gli esiti di quella riunione del 31 marzo 2009. L’arringa della Stefano, che ha criticato fortemente anche l’ex assessore regionale Daniela Stati in ordine alla sua testimonianza, ha occupato gran parte dell’udienza di ieri nel processo di appello alla commissione. Udienza caratterizzata dalla presenza in aula «dell’ineffabile tecnico del radon Giampaolo Giuliani», come l’ha definito l’avvocato Franco Coppi e dalla commozione dell’avvocato Angelo Colagrande durante la sua arringa in cui ha ricordato la tragedia della famiglia Vittorini. Non è mancata un’involontaria gomitata a un’occhio all’avvocato Maria Teresa Di Rocco, da parte di un collega che stava indossando la toga. Le parole della Stefano verso la Stati sono state molto dure. Ha definito la Stati «inattendibile» e capace di «mentire con una coda di paglia stratosferica» quando testimoniò tacendo sulla telefonata con Bertolaso, «mai immaginando che la conversazione sarebbe stata intercettata e inserita nell’inchiesta». Nella telefonata Bertolaso bacchettava la Stati a proposito del comunicato della Protezione civile regionale in cui venivano escluse altre forti scosse, poi sottolineava la necessità di rassicurare la popolazione convocando all’Aquila la Commissione Grandi rischi per un’«operazione mediatica». Nel sottolineare che il suo assistito non ha mai rilasciato interviste, la Stefano ha spiegato anche che «il compito di controllare e smentire i messaggi rassicuranti usciti sui giornali era della Protezione civile, non di Eva da Genova». A proposito dell’ex assessore Stati ha aggiunto: «Bisogna anche capire il contesto della sua testimonianza in un processo contro esperti accusati di omicidio colposo e lesioni, e quindi era terrorizzata di poter essere coinvolta e risente di tante situazioni». L’avvocato aggiunge inoltre che l’ex assessore regionale, inoltre, avrebbe narrato che «”erano previsti già piani di evacuazione, di emergenza”, cose se non allarmanti certo non rassicuranti. Se il messaggio in sede di riunione fosse stato rassicurante, che senso avrebbero avuto questi riferimenti?». La Stefano ha poi parlato di una perizia psichiatrica secondo la quale le testimonianze dei familiari delle vittime non sarebbero attendibili. Suscitando, a fine udienza, le critiche a tutto campo dell’avvocato di parte civile Colagrande. Gli avvocati dello Stato, Carlo Sica e Massimo Giannuzzi, hanno invocato l’assoluzione degli scienziati. «C’è stato un corto circuito mediatico», ha detto Giannuzzi, «con le dichiarazioni di De Bernardinis prima della riunione ma fatte passare in una trasmissione come se rilasciate dopo la riunione». Con questa dichiarazione fatta in udienza l’avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi ha attribuito agli organi di informazione le responsabilità sulla rassicurazione dei cittadini dopo la riunione della Commissione Grandi rischi del 31 marzo 2009. L’avvocato Coppi, già difensore di Andreotti e Berlusconi, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato Selvaggi. Nel sostenere, come hanno fatto altri, la tesi che quella non era una riunione ufficiale della commissione, Coppi ha ricordato che non esiste una deliberazione o una votazione. «Non esiste una sola frase di Selvaggi», ha detto, «ritenuta rassicurante. Se qualcuno ha anticipato, prima della riunione, i contenuti della stessa, non può certo essere contestato al mio assistito che fu invitato alla riunione da Boschi».