Rimborsi facili in Regione: nei guai due assessori in carica
Chiamparino difende la giunta: «Non accetto dimissioni»
TORINO L’inchiesta sulla rimborsopoli piemontese si amplia e colpisce anche il centrosinistra. Il gup di Torino ha chiesto l’imputazione coatta per peculato per una decina di ex consiglieri regionali del Piemonte nell’ inchiesta sulle cosiddette “spese pazze”: tra loro, alcuni ricoprono incarichi importanti anche nell’attuale giunta Chiamparino, come il vicepresidente ed assessore regionale al bilancio Aldo Reschigna (Pd) e l’assessore Monica Cerutti (Sel), con delega all’università e alle pari opportunità; tra i politici coinvolti, anche il segretario regionale del Pd e consigliere regionale, Davide Gariglio. Dopo la bufera che aveva colpito la maggioranza di centrodestra ai tempi della giunta del leghista Roberto Cota, alla guida della Regione fino al giugno 2014, le maglie dell’inchiesta si fanno ora più strette. L’indagine, avviata nel 2012, aveva passato al setaccio i rimborsi erogati dalla regione Piemonte ai gruppi consiliari ed utilizzati, secondo i pm, per usi personali. Se l’ex governatore Cota e 24 ex consiglieri (in maggioranza di centrodestra) erano stati rinviati a giudizio - proprio oggi, con una sfilata di testimoni, prenderà il via il processo - per altri 15 consiglieri regionali, quasi tutti di centrosinistra, la Procura di Torino aveva chiesto l’archiviazione. Il gup Roberto Ruscello, però, aveva risposto con una contromossa, e invece di archiviare aveva fissato un’udienza per discutere le posizioni dei consiglieri. Nel mirino soprattutto le spese di ristorazione: 1.700 euro per Reschigna, quasi diecimila per Cerutti, ottomila per Gariglio. I pm hanno ora dieci giorni di tempo per formulare il capo di imputazione e chiedere il rinvio a giudizio; l’udienza preliminare stabilirà se i consiglieri saranno processati. La richiesta di archiviazione, oltre che per Reschigna, Cerutti e Gariglio, è stata respinta anche per Fabrizio Comba, Giampiero Leo, Gianluca Vignale, Luca Pedrale, Eleonora Artesio, Stefano Lepri ed Angela Motta, per i quali è stata disposta un’ulteriore udienza per l’imputazione coatta per peculato. Sono state invece archiviate le posizioni dell’ex governatore Mercedes Bresso, di Nino Boeti, Giuliana Manica Rocco Muliere, Gianni Ronzani e Gianna Pentenero. Il colpo di coda dell’inchiesta rischia ora di sbilanciare l’attuale giunta Chiamparino. Per ora, il presidente del Piemonte tiene saldo il timone in attesa di che si faccia maggior luce sull’accaduto. In una conferenza stampa Chiamparino ha risposto ieri alle polemiche - innescate da M5S e Forza Italia - sulla richiesta di rinvio a giudizio e rinnovato la propria fiducia ai due assessori, spiegando che resteranno in carica fino a un’eventuale condanna di primo grado.