PESCARA «Mancava l'esito della vicenda e questo mi ha un po' sorpreso: si tratta delle sentenze del Consiglio di Stato che hanno annullato tutte quelle del Tar che avevano dato ragione agli imprenditori delle cliniche private abruzzesi. Mi rammarico dei buchi dell'inchiesta; e così gli atti mancanti li ho prodotti io». Il tono è pacato, ma l'amarezza dell'ex presidente della Regione Gianni Chiodi, che per oltre tre ore ieri ha parlato, come da lui richiesto, di fronte ai pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio, si traduce nella voglia di raccontare una verità diversa da quella contenuta nelle carte dell'ultima inchiesta che lo vede protagonista. A lui, all'epoca commissario ad acta per la sanità, al sub commissario Giovanna Baraldi, all'ex assessore alla sanità Lanfranco Venturoni e a due tecnici dell'Agenas, i due pubblici ministeri contestano di aver «costretto» gli imprenditori delle cliniche private, sotto la minaccia di toglier loro l’accreditamento, a firmare i contratti con la pubblica amministrazione per l'anno 2010. Minacce che si sarebbero addirittura tradotte in telefonate tali da configurare il reato di violenza privata oltre a quello di abuso e falso: «Quanto da me riferito in quella famosa chiamata - sottolinea Chiodi - non era altro che l'applicazione del decreto da me firmato il 18 febbraio. Un decreto conseguente alla legge del 2008, per cui i budget potevano essere elargiti a una clinica privata solo in presenza di due requisiti: l'accreditamento e il contratto con la pubblica amministrazione. D'altra parte - aggiunge - mi sembra assurdo poter dare milioni di euro a privati senza un contratto, altrimenti accade ciò che è accaduto: transazioni, autocertificazioni in cui si annida spesso la corruzione». Un'affermazione, questa di Chiodi, che si riferisce al processo Sanitopoli, quello per il quale proprio i due pm a capo della nuova inchiesta fecero cadere la giunta di Ottaviano Del Turco, ottenendo la condanna per lui e la quasi totalità degli altri imputati con l'accusa di aver elargito budget senza alcun controllo alle cliniche private. «Le lobby in Abruzzo sono antichissime, potenti e fortissime. Se avessimo aderito velocemente alle sentenze del Tar senza attendere il Consiglio di Stato, avremmo forse potuto ottenere l'appoggio di quelle lobby e le televisioni avrebbero parlato bene di noi - aggiunge sarcasticamente Chiodi -. Sono fiero e orgoglioso del lavoro fatto in questi anni per la sanità. La trattativa è stata dura, i calci sono arrivati da tutte le parti. Magari - afferma con tagliente ironia - ci perdi anche le elezioni, ma intanto l'Abruzzo si avvia a non essere più una regione canaglia. Non mi aspetto l'archiviazione e se un processo ci sarà spero che serva almeno a fare ancora più luce su quelle che erano le patologie di questa regione, e che oggi non sono più tali».