PESCARA Una voragine da 226 milioni di euro, generata delle società controllate e partecipate dalla Regione, che va ad aggiungersi agli 800 milioni di euro di debiti, reali e presunti, che gravano sul bilancio dell’ente. Luciano D’Alfonso, fin dall’inizio del suo mandato, aveva annunciato di volerci vedere chiaro e di essere intenzionato a invertire la rotta. Sulla scia del premier Renzi, che aveva incaricato Carlo Cottarelli di passare in rassegna i conti pubblici, alla ricerca di sperperi e sprechi, il governatore abruzzese ha preteso e ottenuto, dalle direzioni competenti, le informazioni utili a delineare quello che definisce «il curriculum vitae della Regione».
Ieri, con un’apposita delibera, D’Alfonso ha reso pubblica la voragine: le posizioni debitorie o potenzialmente tali, relative a società controllate o partecipate dalla Regione, ammontano complessivamente a 226 milioni di euro. Nella stessa delibera viene specificato che «tali posizioni andranno sottoposte ad approfondimento e verifica».
A pesare maggiormente sui conti pubblici regionali è il settore dei trasporti, con oltre 117 milioni di euro di debiti gestionali, generati principalmente dall’Arpa (66,7 milioni di euro), ma anche da Gtm (8,3 milioni), Sangritana (9,7 milioni) e Saga (32,1 milioni), tutte aziende che vedono la Regione controllare più del 50% del pacchetto azionario. Male anche la Gran Sasso Teramano, che si occupa di promozione e sviluppo dell’economia del comprensorio, ma presenta debiti per 2,5 milioni di euro, mentre l’Ente Porto di Giulianova, con 105 mila euro di debiti e la Majella Spa, con debiti per 26 mila euro, evidenziano buchi meno profondi. Posizioni molto critiche, invece, per la Fira, la finanziaria regionale, con un debito di quasi 50 milioni di euro e per Abruzzo Engineering, attualmente in liquidazione, che presenta un debito di gestione pari a circa 33 milioni di euro. Spicca, inoltre, la delicata posizione della Fondazione Mario Negri Sud, che vede la Regione nel ruolo di partecipata (in quanto detentrice di una quota inferiore al 50% del pacchetto azionario) e che ha dato vita ad un debito di oltre 8 milioni di euro. Una volta compiuta la diagnosi, occorre definire la terapia: urge intervenire con decisione, per frenare l’emorragia di risorse pubbliche e garantire, allo stesso tempo, l’erogazione dei servizi. Il presidente della Regione, nell’ambito della stessa delibera, ha mosso il primo passo, istituendo un gruppo di lavoro, formato da dirigenti e direttori dei vari settori di riferimento e da un funzionario in servizio presso il segretario generale della Presidenza: il team avrà il compito di svolgere i necessari approfondimenti e di consegnare una relazione definitiva sullo stato delle società controllate e partecipate, «possibilmente entro il termine di trenta giorni». Quel che è certo, è che giunti a questo non è più possibile indugiare.