ROMA Annunciato, convocato, sconvocato, riconvocato. Con un rimpallo di accuse e smentite su chi avesse cancellato l’appuntamento. Sull’incontro tra governo e Regioni per discutere dei tagli della legge di stabilità, ieri, si è consumato un vero e proprio giallo. Prima sono state fonti di Palazzo Chigi a far trapelare che l’appuntamento era stato rinviato perché la Regione Piemonte ed il Comune di Torino erano impegnate nella manifestazione «Terramadre». Non appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia, il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha immediatamente alzato il telefono e contattato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, per avere chiarimenti. Alla fine l’incontro è stato confermato per questa mattina. Ieri, intanto, i governatori si sono riuniti per provare a trovare una linea comune sui tagli da tenere con il governo. Operazione tutt’altro che semplice, visto che le Regioni del Nord a guida leghista hanno puntato l’indice contro quelle meridionali chiedendo che i tagli partissero da queste ultime. «Parlo da Regione virtuosa», ha detto per esempio il governatore del Veneto Luca Zaia, «e dico che noi, prima di mettere mano al nostro bilancio, vogliamo che quelle che non sono virtuose lo diventino. Se la Sicilia ha 22mila forestali - ha aggiunto - e il Veneto ne ha 400, prima si tagli lì e poi si venga in Veneto». Secondo il governatore della Basilicata, Marcello Pittella, «Bisogna provare a trovare responsabilmente un punto di incontro».
LE DIVISIONI
Ma il fronte appare tutt’altro che coeso. La proposta che potrebbe essere messa sul tavolo oggi, comunque, sarebbe quella di accettare il mancato aumento di 2 miliardi di euro programmato per il 2015 del Fondo sanitario nazionale, ma provare a recuperare gli altri 2 miliardi di euro di tagli agli stanziamenti, su altre voci non direttamente connesse ai trasferimenti dei bilanci regionali. Uscendo dalla riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni, Chiamparino ha spiegato che «la logica dei costi standard è una logica che vale per le Regioni ma anche per i ministeri. Spero che domani (oggi, ndr) su questo si possa uscire da una logica di scambio di battute televisive e provare a fare un lavoro comune». Chiamparino ha anche detto di rimanere un sostenitore «incondizionato» di Renzi, ma che la manovra va resa sostenibile, visto che sui conti degli Enti pesa per 5,8 miliardi. Oltre al fronte delle Regioni, anche quello dei Comuni inizia a scaldarsi. L’incontro del governo con l’Anci è stato posticipato al prossimo 30 ottobre. Ma il presidente dell’Associazione dei Comuni, Piero Fassino, ha già messo le mani avanti. «Oltre un certo limite», ha detto, «non si può chiedere ai Comuni più di quanto possano dare».