«Deviazione significativa dal percorso di aggiustamento»
Barroso: «Noi contrari alla pubblicazione del documento»BRUXELLES POTREBBE
BRUXELLES La Commissione Europea ha compiuto quello che potrebbe essere il primo passo formale per chiedere all'Italia di riscrivere la Legge di Stabilità, dando avvio ad una settimana di negoziati con il governo Renzi. «La bozza del piano di bilancio prevede di violare i requisiti richiesti all'Italia nel braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita», si legge nella lettera inviata dal commissario agli Affari Economici, Jyrki Katainen, e pubblicata ieri dal ministero dell'Economia. «Secondo la nostra analisi preliminare – dice la Commissione – l'Italia programma una deviazione significativa del percorso di aggiustamento richiesto». Invitando il governo a rispondere entro oggi, Katainen chiede «le ragioni» del mancato rispetto degli obiettivi e quali misure potrebbero essere prese «per assicurare il pieno rispetto degli obblighi di politica di bilancio per il 2015».
I PALETTI
In teoria, dal punto di vista aritmetico, lo sforzo aggiuntivo potrebbe superare i 20 miliardi: per arrivare al pareggio di bilancio entro il prossimo anno, l'Italia deve recuperare uno scostamento dagli obiettivi di aggiustamento strutturale del 1% di Pil nel 2014 e dello 0,6% nel 2015. In realtà, le esigenze di Bruxelles sono molto inferiori. La cifra finale dipenderà dalla trattativa politica. Secondo fonti comunitarie, la Commissione si accontenterebbe di uno 0,5%. In quel caso, ai 3,4 miliardi di «riserva» nella Legge di Stabilità, il governo dovrebbe trovarne quasi altrettanti. «Se aggiuntivi», i 2 miliardi messi sul tavolo da Renzi sono considerati «un passo nella giusta direzione», dicono a Bruxelles. Ma la trattativa resta comunque tesa, anche per il clima di scontro tra Renzi e il presidente della Commissione, José Manuel Barroso. La decisione del governo italiano di rendere pubblica la lettera ha provocato l'ira di Barroso. «E' stata una decisione unilaterale del governo italiano. La Commissione non era favorevole», ha detto Barroso. Secondo Katainen, la pubblicazione della lettera «è un problema che riguarda il governo italiano». Gli altri paesi destinatari di una missiva per «deviazione significativa» – Francia, Austria, Slovenia e Malta – hanno preferito condurre un negoziato riservato. «Sono consultazioni confidenziali. Meglio condurle in un clima di fiducia», ha spiegato Barroso. Per il presidente della Commissione, «l'esercizio deve essere fatto con senso della responsabilità: se lo spirito è quello della battaglia, saremo tutti perdenti».
La strada dello scontro «è rischiosa», sottolineano a Bruxelles. La speranza di Renzi di trovare nel prossimo presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, un interlocutore più benevolo potrebbe andare delusa. Barroso, il cui mandato scade il primo novembre, ha spiegato di avere «il pieno sostegno» del suo successore. Lo stesso Juncker ha precisato che «ogni decisione in materia di bilancio avrà avuto il mio assenso preventivo». Alcuni funzionari consigliano all'Italia un approccio più diplomatico, ricordando che nella scorsa primavera l'Austria evitò una bocciatura del suo progetto di bilancio grazie a una «lettera di impegni». Il governo potrebbe seguire la stessa strada, impegnandosi a presentare un emendamento alla Legge di Stabilità durante l'approvazione in Parlamento. Se invece le risposte saranno giudicate insoddisfacenti, in caso di «inosservanza particolarmente grave degli obblighi», il 29 ottobre la Commissione sarebbe costretta a chiedere di riscrivere la Legge di Stabilità. L'Italia avrebbe allora 3 settimane per presentare una nuova versione. Con la lettera, di fatto sono già state respinte le due principali giustificazioni – la recessione e le riforme – per deviare dall'obiettivo di medio termine. Barroso ha negato di avere una «visione dogmatica» e ha promesso che applicherà le regole «con il massimo possibile della flessibilità». Ma se «la Commissione non rispetta più le regole – ha avvertito Barroso – in Europa e fuori dall'Europa non ci daranno più fiducia».
Renzi attacca: basta testi segreti
Così il premier sfida Bruxelles
BRUXELLES Matteo Renzi si abbatte come un ciclone a metà pomeriggio su palazzo Justus Lipsius. Roba da far tremare muri e vetrate del palazzo del Consiglio europeo. A scatenare la furia del premier è la letterina di Jyrki Katainen, ispirata da Barroso, in cui l’Italia viene bacchettata per «significativa deviazione dagli obiettivi di bilancio». Una zampata che Renzi sperava che «la terribile recessione» e il passaggio dalla vecchia alla nuova Commissione (a novembre si insedia Juncker) avrebbero evitato. Invece, ecco la missiva. Ecco le richieste di correzioni alla legge di stabilità con l’accusa di aver violato «le regole». Troppo, per Renzi. Così, il premier imbraccia l’artiglieria. Nel mirino Barroso e gli euroburocrati: «Abbiamo pubblicato la lettera, ma presto pubblicheremo tutti i dati di quanto si spende in questi palazzi. E sarà molto divertente...». Il premier spara ad alzo zero anche sul fronte delle richieste della Commissione uscente, decaduta la quale «in Europa si volta pagina». E uscendo, in nottata, lancia una sorta di sfiducia a Barroso: «Bisogna fare una valutazione più politica di chi decide che cosa». Come dire: ora tocca a Junker. Il premier italiano fissa anche il limite alla trattativa: l’Italia non andrà oltre allo 0,25%/0,3% di correzione del deficit strutturale (Barroso vorrebbe il doppio: lo 0,5%): «Non mi pare ci siano grandi problemi, stiamo discutendo di 1 o 2 miliardi di differenza (nella manovra si parla dello 0,1% ndr.). Ebbene, possiamo metterceli anche domattina». Ma non saranno aggiuntivi ai 3,4 già stanziati. Ancora: «In una manovra da 36 miliardi, in un bilancio da 800 miliardi e con un Paese che ogni anno dà 20 miliardi all’Europa, il problema dei 2 miliardi che in teoria potrebbero essere necessari, corrisponde a un piccolissimo sforzo». Quelle circostanze in base alle quali l’Italia ha ridotto il taglio del deficit. Inutile dire che il bersaglio è Barroso, ma anche il fronte rigorista guidato dalla Merkel. E Renzi sa bene che se l’Italia alla fine si salverà, è solo perché Berlino non potrà permettersi di affondare la Francia «che sta molto peggio di noi». Ma ecco l’attacco al presidente uscente che ha criticato la divulgazione della lettera: «Sono sorpreso dallo stupore di Barroso, la fuga di notizie è prima venuta proprio da qui. E’ finito in Europa e in questo palazzo il tempo delle lettere segrete. E’ il momento della open trasparency. E’ l’unico modo per aiutare i cittadini a capire». Ed è ai cittadini, appunto, che poi Renzi si rivolge: «Non preoccupatevi, abbiamo fatto una grande manovra per ridurre le tasse e, siccome tante volte l’Europa ci ha chiesto di tagliarle, ora che l’abbiamo fatto non sarà certo una piccolissima discussione su decimali e virgole a bloccare il percorso di cambiamento del nostro Paese». Una ribellione in piena regola, insomma. E una spiegazione: il governo ha diffuso la lettera per evitare che esplodesse una nuova tempesta finanziaria, visto che le voci che rimbalzavano da Bruxelles parlavano della Commissione determinata a bocciare e a far riscrivere la legge di stabilità. «Invece la lettera», spiega il sottosegretario Gozi, «chiede chiarimenti normali». Già, ma solo dopo che Barroso è stato costretto a riscriverla nella notte e ad addolcirla su pressioni di Juncker e di Roma. La lite ha avuto un epilogo giudicato «positivo». A margine del Consiglio, Renzi ha incontrato Juncker e Barroso. Il bilancio: c’è voglia di compromesso. Commento del premier con i suoi: «Arrabbiarsi a volte è utile». E in pubblico, mostrando sicurezza: «Il nostro budget è messo molto bene, non vedo particolari problemi».