ROMA Il bonus bebè, che viene rimodulato con uno stanziamento ridotto a 202 milioni di euro per l’anno prossimo, in modo da venire incontro ai dubbi sulle coperture. L’anticipo in busta paga del Tfr, il trattamento di fine rapporto, sul quale si pagherà sì la «tassazione ordinaria» ma che non verrà calcolato nel reddito, evitando di sforare il tetto per il bonus da 80 euro, che viene confermato. E poi la stima di un milione di posti di lavoro creati con il taglio dei contributi sulle assunzioni. Dopo la «bollinatura» della Ragioneria dello Stato e l’autorizzazione del presidente della Repubblica, il disegno di legge di Stabilità è stato depositato alla Camera, dove inizierà il suo percorso la prossima settimana, dopo un incontro fra governo e sindacati fissato per lunedì.
C’è già una misura destinata a cambiare, però, quella che riguarda il taglio dei fondi alle Regioni. Il testo arrivato alla Camera dice che se non si troverà un accordo su come ripartire il risparmio di 4 miliardi di euro imposto dal governo, sarà direttamente Palazzo Chigi a decidere «tenendo conto del Pil e della popolazione residente». Una regola che penalizzerebbe le Regioni più grandi e più forti economicamente. Ma proprio ieri il governo ha incontrato i governatori per ricucire lo strappo dei giorni scorsi. Le Regioni si sono impegnate a presentare una proposta alternativa entro una settimana. E l’idea è quella di rovesciare la logica, con una ripartizione del taglio che tenga conto dei cosiddetti costi standard, in modo da premiare le gestioni più efficienti.
Nel testo depositato alla Camera ci sono diverse novità rispetto a quello uscito di una settimana fa da Palazzo Chigi. Sul bonus da 80 euro al mese per i nuovi nati, della durata di tre anni, sarà necessario presentare domanda all’Inps ed è confermata la soglia massima di reddito: 90 mila euro lordi l’anno, sommando le buste paga dei due genitori. Per l’anno prossimo vengono stanziati 202 milioni di euro, che nel 2016 saliranno a 607, nel 2017 a poco più di un miliardo per un totale in cinque anni di 3,6 miliardi di euro. I soldi stanziati per il 2015 basteranno almeno per 200 mila bambini, ipotizzando per assurdo che nascano tutti il primo gennaio e abbiano così diritto a 12 mesi di bonus. In Italia ogni anno di bambini ne nascono più del doppio, oltre 500 mila senza considerare le adozioni, che pure saranno comprese. Anche tenendo conto del limite di reddito, è possibile che qualcuno resti fuori? Al ministero dell’Economia assicura che non sarà così: i 202 milioni di euro, spiegano, sono una «copertura previsione non un limite» e tutte le domande saranno accolte. Se necessario, in sostanza, i fondi saranno aumentati magari pescando proprio da quel fondo per la famiglia nel quale restano per l’anno prossimo 298 milioni di euro. A quel punto, però, sarebbe necessario far salire le coperture anche per gli anni successivi, che già adesso sono abbastanza pesanti. Sulle pensioni lo spostamento dell’incasso al 10 del mese riguarda solo chi ha almeno due assegni previdenziali. Mentre su quelle integrative c’è un correttivo, che congela l’aumento della tassazione per tutto il 2014, ma solo per chi ha riscattato quest’anno le somme versate nei fondi.
Arriva una stretta sull’Isee, l’indicatore della situazione economica utilizzato per l’accesso ai servizi come gli asili nido. Sui conti correnti bancari non ci si fiderà più dell’autocertificazione, visto che oggi l’80% dice di non avere depositi. Ma si terrà conto del «valore medio di giacenza annuo», utilizzando l’anagrafe dei conti correnti bancari. I tagli lineari sui ministeri peseranno nel 2015 per un miliardo di euro, con il sacrificio maggiore chiesto alla Difesa con 550 milioni di euro nel 2015 e ancora di più negli anni successivi, anche grazie alla rimodulazione del piano d’acquisto per gli aerei F-35. Saltata ancora una volta la norma che preveda la fusione tra Aci e motorizzazione, sulla quale il governo aveva già fatto marcia indietro nella riforma della Pubblica amministrazione. Eliminata anche la norma che prevede un solo componente esterno nelle commissioni per gli esami di maturità. Vengono tagliate per 16 milioni di euro le dotazioni di alcuni crediti d’imposta, come quello per il gasolio e il gpl nelle aree svantaggiate. Confermato, invece, l’aumento dell’Iva come clausola di salvaguardia, cioè come «piano B» per garantire le tenuta dei conti in caso qualcosa vada storto: due punti in più dal 2016 per 12,8 miliardi di euro.