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Data: 26/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Cgil in piazza «Siamo un milione». Camusso rilancia: sciopero generale. Manifestazione a San Giovanni contro Jobs act e governo. Slogan e striscioni: il premier è diventato come Berlusconi

LA SEGRETARIA: «L’ARTICOLO 18 NON È UN TOTEM MA UNA TUTELA, RENZI STAI SERENO VOGLIAMO RISPOSTE» LANDINI ALL’ATTACCO: «L’ESECUTIVO NON HA IL CONSENSO DEI LAVORATORI E DIVIDE IL PAESE, NON CI FERMIAMO»

ROMA E quasi alla fine di un intervento lungo, denso e gonfio di accenti critici nel confronti del governo, Susanna Camusso ha evocato lo sciopero generale che il popolo della Cgil sembra volere a tutti i costi come forma estrema di lotta contro il Jobs act. In una Piazza San Giovanni gremita da circa 500 mila persone (gli organizzatori hanno parlato di un milione di persone ma la questura non ha fornito cifre), il segretario di Corso Italia ha spiegato chiaramente che «lo scontro sull'articolo 18 non si ferma qui, né si fermerà con l'ennesima fiducia che l'esecutivo chiederà in Parlamento». Il numero uno del sindacato ha descritto la manifestazione come una «cosa bella, grande, con tanta gente che chiede lavoro e chiede di estendere i diritti». Spiegando che la protesta continuerà perché «non siamo tristi e non siamo scoraggiati. Nessuno, neanche questo governo, potrà cancellare la voce del lavoro». Camusso ha parlato per ultima. I due cortei partiti in mattinata da piazza della Repubblica e da piazzale Ostiense dietro lo striscione "Lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l'Italia" avevano condotto fino al palco allestito in piazza lavoratori e rappresentanti sindacali dell’organizzazione: in 13, hanno spiegato le ragioni del dissenso nei confronti delle scelte di Matteo Renzi. E cioè il convitato di pietra bersaglio quasi esclusivo delle critiche dei lavoratori che sono scesi in strada. Salita sul palco indossando la maglietta bianca e rossa di "Io sono Marta", la lavoratrice indicata proprio da Renzi come simbolo del sindacato che abbandonerebbe al proprio destino i giovani precari, Camusso ha attaccato frontalmente il premier. «Qui non ci sono camicie bianche, qui ci sono i colori del lavoro» ha esordito il segretario indirizzando verso Palazzo Chigi duri colpi. «A chi è ossessionato dal numero 80 - ha ironizzato il segretario riferendosi al bonus fiscale - rispondiamo dicendo che noi siamo ossessionati dalle percentuali di disoccupazione.
GUERRA TRA POVERI

Bisogna fare delle scelte, senza lavoro buono, con diritti, salario e certezza del futuro, si arretra». «Non va bene - ha sottolineato ancora Camusso - che si continui a praticare la guerra tra i poveri: non è possibile avere un conflitto tra chi fatica ad arrivare alla fine del mese e chi non trova lavoro, tra chi ha un contratto e chi è precario». Camusso ha preso di mira anche l'impostazione della legge di Stabilità il cui impianto «costruito con qualche bonus in più ma non basta». E questo perchè, ha accusato la leader sindacale «è troppo comodo non guardare a dove si annidano la corruzione e l'evasione. Noi siamo l'unico Paese europeo che non ha una tassa sulla ricchezza». Poi stilettate nei confronti della battaglia ingaggiata con Bruxelles sul tema della flessibilità dei conti pubblici. «Non va bene - ha detto Camusso - che il premier dica alla commissione europea cose che poi non fa in Italia. Cominciamo a costruire una strada e a porre vincoli per investire in Italia». Il numero uno della Cgil ha preso di mira anche Confindustria. «Nessuno in buona fede - questo l'affondo indirizzato verso Viale dell'Astronomia - può dire che licenziando si crea occupazione?». La manifestazione si è chiusa senza alcun problema. E il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha espresso apprezzamento nei confronti del nuovo questore della Capitale, Nicolò D'Angelo, e di tutte le forze dell'ordine. «Anche questa giornata che si presentava delicata - ha detto il prefetto - è stata affrontata con professionalità dagli agenti».

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