L'hashtag #tutogliioincludo con cui la Cgil aveva lanciato su Twitter la manifestazione di oggi a Roma non è stato uno dei più efficaci nella storia, seppur breve, del social network. L'incomprensibile insieme di vocali e consonanti, che ha suscitato non poche critiche e altrettanta ironia, va sciolto così: “Tu togli, io includo”. Difficile capire comunque cosa si tolga e chi venga incluso. Stavolta Susanna Camusso è stata attenta a non ripetere l'errore e con un chiaro e lineare “Buon 25 ottobre a tutte e tutti” ha affidato a Twitter il messaggio di apertura della giornata odierna di protesta sindacale sotto lo slogan “Lavoro, Dignità, Uguaglianza. Per cambiare l'Italia”.
La data d'altronde è pericolosamente vicina alla rievocazione storica, e nel messaggio del segretario Cgil diventa giorno di festeggiamenti nazionali: la rivoluzione contro Renzi può iniziare. Il sindacato, voglioso di spogliarsi della veste passatista che da più parti gli è stata cucita addosso, aveva affidato a un video diffuso sulla rete una caustica critica alla linea, allo stile, alle politiche del premier. Il format del “Cinegiornale dell'era Renzi” riprende in parodia quello caro all'epoca fascista: peripezie tra nostalgia di lotta di classe vecchia maniera e comunicazione 2.0 di una Cgil in bilico tra passato e innovazione. La formula di oggi è comunque quella collaudata della raccolta del popolo in piazza San Giovanni, alla quale la macchina del sindacato è ben abituata. Il rischio, da tenere in conto, sarà quello della solita lotta dei numeri tra gli annunci di oceanica partecipazione e le stime fornite dalle forze dell'ordine, sempre in disaccordo. Fonti vicine alla Cgil parlano di una stima di circa un milione di persone da parte dell'organizzazione. Nel bacino della protesta sotto l'Arcibasilica, gremito, sono affluiti i due cortei partiti da Piazza della Repubblica (con circa un'ora di anticipo) e da Piazzale dei Partigiani.
Bandiere del sindacato, palloni rossi, musica. Alla marcia si sono uniti anche gli studenti, che prima si erano raccolti a piazzale Aldo Moro. Il dialogo a distanza è con la Leopolda di Firenze: Piazza san Giovanni contro il nuovo luogo di rappresentanza della nuova sinistra del renzismo. “Il Governo deve rendersi conto che con i sindacati e la Cgil deve parlare, deve discutere. Noi non ci fermiamo. Si andrà allo sciopero generale. Noi facciamo sul serio”, avverte con gravità Maurizio Landini, leader Fiom, da Roma. Camusso conferma che “continueremo la nostra iniziativa con tutte le forme necessarie” e poi dal palco dice: "Andremo avanti con la mobilitazione, certo anche con lo sciopero generale". Nichi Vendola, leader di Sel, anche lui a Roma, lo dice chiaramente che "per il Pd la Leopolda è l'antagonista di piazza San Giovanni". Vendola parla dello Sblocca Italia, del Jobs act e della manovra come di una “trilogia di atti che servono ad archiviare definitivamente il significato della parola sinistra". Al corteo Cgil ci sono anche molti esponenti del Pd che hanno disertato la Leopolda preferendo scendere in piazza con i lavoratori. A loro Vendola dice: “Bisogna stare in piazza con la Cgil ma essere conseguenti in parlamento". "Non sono qui contro Renzi, ma bisognerebbe che Renzi non fosse contro questa manifestazione”, dice Rosy Bindi, tra i presenti in piazza, che poi però definisce la Leopolda "imbarazzante". Da Firenze il sindaco Nardella si augura a sua volta “che la piazza di Roma non sia contro, ma sia per qualcosa”. Maria Elena Boschi dice: "Rispettiamo la piazza" e a Bindi ricorda che anche la Leopolda "è parte del Pd". Gianni Cuperlo si è limitato a specificare: "Io la Leopolda non ho ancora capito che cosa sia". La manifestazione di oggi, ha spiegato Susanna Camusso in una lettera inviata agli iscritti, nasce per mettere “al centro il lavoro, la buona occupazione”, per il “contratto indeterminato a tutele crescenti”, per avere un “piano straordinario per l'occupazione finanziato da uno spostamento della tassazione sulle grandi ricchezze” e “la riforma per ammortizzatori sociali universali”.
Dal palco in piazza San Giovanni gli interventi di lavoratori e dei rappresentanti sindacali. Sono saliti anche i coristi del Teatro dell'Opera di Roma e hanno intonato "Nessun dorma" tra gli applausi della piazza. “Ma quali licenziamenti arbitrari... Stabilizziamo tutti i precari”, “Ma quali tutele crescenti... Solo proposte indecenti”, “Controlla gli evasori, non i lavoratori”, sono alcuni degli striscioni apparsi alla terrazza di San Pietro in Vincoli, al Museo nazionale romano, al ponte del Colosseo, a Piramide Cestia, al cantiere metro di San Giovanni e al ponte Settimia Spizzichino alla Garbatella: giovani militanti della Cgil di Roma e Lazio hanno voluto lanciare con questi blitz la manifestazione nella Capitale. Questa mattina alle 7 i ragazzi della “Rete della Conoscenza” hanno organizzato un blitz al ministero del Lavoro prima di unirsi alla manifestazione per costruire lo spezzone della “generazione senza diritti”. Tutti vestiti da calciatori hanno aperto uno striscione: “Ma quale serie A, ma quale serie B. Tutti in Champions” (il riferimento è al dualismo del mercato del lavoro). "Conservatori di coraggio" è scritto su una grande struttura metallica collocata in un punto dell'area verde di piazza San Giovanni. Uno slogan che appare come una replica alle accuse dirette alla Cgil di essere una forza conservatrice. “È una grande manifestazione, c'è tantissima gente, bella, colorata, arrivata da tutta Italia. A Renzi chiediamo lavoro, giustizia fiscale e di cambiare legge delega”, dice Camusso. La segreteria generale dal palco afferma: "Si sappia a palazzo Chigi e alla Leopolda che noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro, se qualcuno è ossessionato dal numero 80 noi siamo ossessionati dalla percentuale della disoccupazione". "Il rigore dell'Unione europea continuerà a mantenere il Paese nella stagnazione - ha continuato - la legge di stabilità non cambia verso, non è sufficiente a cambiare strada". Da Matteo Renzi arrivano "toni non rispettosi della piazza", afferma la leader Cgil. A Renzi diciamo che non c'è uscita dalla crisi senza lavoro, lavoro buono". E ancora: "Si può e si deve fare una tassa sulle grandi ricchezze" ispirata da "principi di giustizia sociale". E sul grande protagonista, l'articolo 18, Camusso dice: "Non si può pensare che sia un totem ideologico. Lo statuto dei lavoratori difende la libertà dei lavoratori, il suo essere cittadino. Sono tutele concrete non ideologie". "Renzi non è stato contento dell'incontro e ha richiuso la sala verde e lunedì ci dà appuntamento al ministero del lavoro. Vogliamo dirgli: stai sereno, non abbiano rimpianti". Il sindaco Marino ha chiamato la Camusso per complimentarsi per la manifestazione, che si è chiusa sulle note di "Bella Ciao".