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Pescara, 24/11/2024
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Data: 26/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ma il premier non chiude ai dissidenti. L’intenzione di continuare a mediare con «gufi e frenatori»per portare a termine il percorso di riforme istituzionali. Da domani riprende il confronto a Palazzo Chigi con i sindacati

FIRENZE Il numero dei manifestanti di piazza San Giovanni lo aveva dato il giorno prima: «Saranno un milione». Pronostico azzeccato che non fa cambiare la considerazione che Matteo Renzi ha della manifestazione della Cgil. «Attenzione, rispetto», ma nulla più perché ora la sinistra governa e l’opposizione interna al Pd «si adegua come ho fatto io quando ero minoranza». Senza un leader e divisa al proprio interno sullo sbocco da dare al corteo di ieri, la sinistra sindacale non fa paura al premier. Anzi, Renzi è convinto che tutto ciò rafforza il proprio consenso personale, al pari delle sortite televisive della Bindi. Cuperlo, Civati, Fassina, Vendola, Landini e la stessa Camusso, non sono in grado di realizzare un’alternativa politica, anche se non aiutano certamente al clima che Renzi vorrebbe cambiare nel Paese.
L’OBIETTIVO

D’altra parte l'obiettivo principale della quinta edizione della Leopolda che chiude oggi, è quello di dimostrare che c’è un'Italia che riesce ad inventare opportunità anche in momenti di crisi. Le idee e le proposte partorite dai cento tavoli della Leopolda e che oggi verranno illustrate, servono a dimostrare la vivacità del Paese che si confronta alla pari con ministri e sottosegretari. Un confronto che il governo avrà lunedì anche con i sindacati che verranno ricevuti a palazzo Chigi dal ministro Poletti, ma che - ne è convinto Renzi - non basterà perché «la manifestazione della Cgil è politica» e il «presepe» per dirla con Eduardo, non piacerà mai.
La contrapposizione è destinata ad aumentare sia sul piano delle riforme economiche sia sul fronte delle riforme istituzionali che molto presto torneranno all’attenzione del Parlamento, a cominciare dalla legge elettorale. Renzi ne è consapevole al punto da aver teso la mano alla sinistra interna - e di conseguenza anche al M5S - proponendo il premio al partito e non più alla coalizione. Malgrado continui a sostenere che la piazza non fermerà l’azione del governo e che la minoranza si deve adeguare alle decisioni della maggioranza, il difficile lavoro di mediazione con «gufi e frenatori», non è mai venuto meno ed è servito sinora a mantenere divisi gli interlocutori. Al presidente del Consiglio “serve” una Carla Cantone, segretaria pensionati Cgil, che si dice contraria allo sciopero generale, come la posizione ferma di Silvio Berlusconi sulle riforme sintetizzata ieri efficacemente dal politologo Roberto D’Alimonte al tavolo sulla legge elettorale presieduto, alla Leopolda, dal ministro Boschi: «Per fortuna che c’è Berlusconi che si oppone alle preferenze e tiene fermo il bipolarismo!». Sino a quando il presidente del Consiglio sarà in grado di tenere insieme le due sinistre e realizzare le riforme istituzionali, la legislatura non subirà scossoni. Appena Renzi avrà la sensazione di una possibile sintesi tra «gufi» destra di sinistra, la strada del voto anticipato sarà più difficile da realizzare. Prima o poi che coloro che «lavorano per realizzare un Pd perdente», come ha sostenuto Renzi parlando della Bindi, possono tornare a piacere di più anche a quella parte di centrodestra che a diverso titolo sostiene il governo.

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