ROMA «Quando ci sono manifestazioni come questa c’è da ascoltare, è una piazza importante che dice no ad alcune proposte del governo, ci confronteremo e poi andremo avanti perché una piazza non può bloccare il Paese». Matteo Renzi in serata cerca di colmare il distacco quasi plastico che per tutta la giornata ha contrapposto piazza San Giovanni e la Leopolda 5, in corso a Firenze. Quasi due partiti contrapposti. «Qui parla gente che ha creato posti di lavoro», dice in mattinata il premier - mentre i sindacati stanno per marciare verso San Giovanni - presentando le quindici testimonianze di imprenditori che hanno creato lavoro, «per ragionare dell’Italia che non si arrende». A fare scalpore è Davide Serra,proprietario del fondo Algebris, finanziatore e fan di Renzi, che dai tavoli della Leopolda chiede di limitare il diritto di sciopero per i dipendenti pubblici. Il finanziere annuncia che prenderà le tessera del Pd a Londra, dove vive. Poi con modi spicci riconosce che lo sciopero è un diritto ma invita a comprendere che «è anche un costo» e fa l’esempio di due potenziali investitori inglesi scoraggiati dall’essersi imbattuti in uno sciopero dei voli. «Lo sciopero deve essere regolato, prima che tutti lo facciano random: se vogliono aumentare i disoccupati facciano lo sciopero generale». Praticamente una bestemmia pronunciata nel giorno della manifestazione Cgil. Cerca di riparare Silvia Fregolent, una delle moderatrici della Leopolda. «Lo sciopero è un diritto costituzionale, rispettiamo chi sciopera e la piazza di Roma». «Abbiamo grande rispetto per la manifestazione di Roma che è andata bene ed è stata pacifica», aggiunge subito dopo Maria Elena Boschi. Ma la frittata è fatta e Rosy Bindi reduce dalla manifestazione alla quale ha partecipato anche la minoranza del Pd, coglie la palla al balzo per attaccare la «imbarazzante» Leopolda. E scatenare un duello con la vice segretaria del Pd, Debora Serracchiani. «Non ho visto nessuna manifestazione organizzata dal Pd, eccezion fatta per le feste dell’Unità. Improvvisamente in un luogo artificiale, la dirigenza allestisce una tre giorni di discussione del Pd che va oltre se stesso, quindi questa è la prima manifestazione del post Pd», dice Bindi. Perché lo fa? «Perché ci vuole un luogo in cui parli il finanziere Serra, altro che discutere di lavoro», aggiunge la presidente dell’Antimafia. «Abbiamo fatto un’infinità di manifestazione in questi mesi e se tu non ne hai preso parte mi dispiace», dice Serracchani. La verità è che «il Pd è diventato qualcosa di diverso da quello al quale sei abituata tu», aggiunge. In serata, dopo aver annuncato di voler fare «al massimo due mandati a palazzo Chigi e poi tornare a casa», a Bindi replica Renzi. A chi gli chiede se il Pd può tenere insieme la minoranza che sfila con la Cgil e l’ala governativa, Renzi spiega «sono due anime diverse ma rispettabili, un grande partito ha il dovere avere all’interno opinioni diverse: io sono stato minoranza e non sono scappato, poi quando ho vinto il congresso le parti si sono invertite», ricorda. Il modello del Pd di Renzi è insomma quello laburista o dei democratici americani. Per questo c’è spazio per Civati come per Guerra. Quanto alla polemica di Bindi, il premier è durissimo. «Il Pd ha preso il 40,8 per cento alle europee e lo ha fatto perché persone che erano abituate ad andare in tv a fare polemiche sono state messe ai lati».