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Pescara, 24/11/2024
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Data: 28/10/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Pm: appalto senza gara, processate Russo chiusa l’inchiesta. La difesa: per le paline era sufficiente l’affidamento diretto dei lavori

PESCARA C’è un appalto sospetto dietro l’inchiesta che, meno di un anno fa, ha fatto finire il presidente della Gtm Michele Russo sul registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Russo si era difeso davanti al pm Anna Rita Mantini spiegando al magistrato che l’appalto per le paline, le aste pubblicitarie che si trovano accanto alle fermate degli autobus, non doveva essere affidato con una gara ma il pm non ha cambiato idea e ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Russo, accusato di turbativa e abuso, e per il direttore generale della Gtm Antonio Dell’Erba accusato di falso. Il processo per i due inizierà l’11 novembre davanti al gup Gianluca Sarandrea. Appalto sospetto. Tempo fa, i poliziotti della squadra mobile alla guida di Pierfrancesco Muriana hanno bussato alla sede della Gestione trasporti metropolitani per acquisire la documentazione relativa a un appalto che risale al novembre 2010 per la fornitura, l’installazione e la manutenzione delle paline affidato alla ditta D’Angiolella pubblicità di Montesilvano. E’ da qui che ha preso le mosse l’inchiesta in cui il pm ha ravvisato delle irregolarità, reputando quella concessione pilotata: per l’accusa, l’appalto per le paline doveva essere aggiudicato tramite una gara pubblica e non attraverso l’affidamento diretto. Secondo gli inquirenti il presidente della Gtm avrebbe affidato l’appalto alla ditta di Montesilvano prefigurando «una valenza economica inferiore al limite soglia di 20 mila euro con elusione della disciplina del codice degli appalti che impone il ricorso alla gara d’appalto». Allo stesso tempo, è il pm Mantini a far notare nel capo di imputazione «un contrasto» che, quindi, l’accusa illustra: «Il fatto che il concessionario si obbligava per la durata minima di 5 anni, rinnovabili per un secondo quinquennio, a versare un canone annuo di 10 mila euro in favore della Gtm, oltre al 40 per cento dei ricavi ottenuti dall’affitto a terzi degli spazi pubblicitari agendo in deroga a quanto deliberato dallo stesso cda della Gtm, che aveva autorizzato il presidente a sottoscrivere un contratto per soli 5 anni senza alcuna indicazione di rinnovo». Il pm: «Assenza di gara». Secondo l’accusa, inoltre, sarebbe stato «omesso deliberatamente di considerare il numero delle paline sulle quali affiggere la pubblicità accanto ai ricavi derivanti dallo sfruttamento pubblicitario da parte di terzi». Secondo l’accusa, ancora, fino alla data del 20 novembre 2010 la ditta D’Angiolella non si era ancora costituita e, per il pm, il direttore generale D’Erba avrebbe «attestato falsamente nella delibera del 17 novembre che il contratto tra la Gtm e la ditta fosse stato già stipulato occultando che l’iter contrattuale fosse in corso». In conclusione, l’inchiesta parla attraverso un procedimento della gara pubblica che «sarebbe stato turbato perché aggiudicato in maniera diretta e in assenza di cinque operatori economici come impone il codice degli appalti». La difesa: non occorreva la gara. Era stato Russo, difeso dal papà avvocato Marcello Russo e dal legale Augusto La Morgia, a spiegare invece al magistrato che quella gara non era necessaria. «Non occorreva fare una gara perché l’appalto non era a titolo oneroso, ossia la Gtm non ha sostenuto alcun peso, alcun costo. Anzi, l’azienda ha avuto un introito», aveva detto il presidente della Gtm all’uscita dell’interrogatorio in procura dove si era recato spontaneamente per chiarire la sua posizione. Russo aveva anche aggiunto che l’attenzione sulle paline era nata in seguito alla segnalazione di utenti che dicevano che quelle aste erano diventate fatiscernti. Una versione che, però, non ha fatto breccia nella mente del pm che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per il presidente e il direttore generale.

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