La Baltour ha avviato un’indagine sull’accaduto, segnalato ieri dal blog “I due punti” (leggi l'articolo). «L’azienda è molto dispiaciuta per l’accaduto. Sta verificando, probabilmente si è trattato di un errore di riconteggio dei passeggeri», è la presa di posizione molto sintetica dell’azienda. L.L. dal canto suo dice che non vuole fare denunce, nè chiedere alcun licenziamento: «Ma ai responsabili delle autolinee chiederò quali sono le disposizioni per gestire queste situazioni. E’ stata un’esperienza allucinante, viaggio con questa linea da 25 anni, non ho mai visto una cosa del genere».di Antonella Formisani wTERAMO In un attimo si è concretizzato l’incubo di chi viaggia spesso in pullman. E’ accaduto domenica pomeriggio a una signora teramana di 79 anni, che è stata lasciata da un autobus della Baltour in un autogrill a pochi chilometri da Forlì. Inutili i richiami fatti a gran voce all’indirizzo dell’autista: l’autobus, allo scadere dei 15 minuti concessi per la sosta, è ripartito. La signora, L.L. ora è al sicuro a Bologna a casa del figlio, ma a ricordare l’accaduto si agita di nuovo. «Non sono stata dimenticata», esordisce, «sono stata lasciata». E in questa puntualizzazione c’è l’essenza del suo racconto. L.L. ha preso il pullman da Teramo per andare a trovare il figlio e incontrare il nipote, di ritorno dalla Germania. «Avevo problemi di stomaco, così durante la sosta sono andata in bagno e ho preso un tè», racconta, «quando sono uscita dall’autogrill ho visto l’autobus partire. Ho gridato, ho detto al benzinaio di fermarlo, è stato inutile». L.L. si è molto agitata. Il gestore del distributore l’ha fatta entrare in ufficio e ha chiamato la polizia autostradale. Nel frattempo una coppia di giovani, a vederla turbata, le ha chiesto che cosa fosse accaduto. «Ho raccontato la storia e loro hanno chiamato il numero della Baltour scritto sul biglietto», aggiunge L.L., «l’addetto ha risposto loro: “vi dò il numero, chiamate voi l’autista” e loro hanno protestato, ricordando che era stata l’autolinea a lasciarmi a piedi e la Baltour doveva provvedere. Io, devo dire, ero molto agitata e avevo anche difficoltà a respirare, mi era venuta una specie di tosse nervosa. Il problema principale erano i bagagli, in cui c’erano anche dei documenti, che temevo di perdere, anche perchè sui borsoni non c’era scritto il nome». Nel frattempo è intervenuta la polizia, che ha raggiunto l’autobus. «L’ha fermato e il conducente ha detto che i passeggeri c’erano tutti, aggiungendo di andare a guardare nell’altra corsa, seguiva infatti un “bis”», racconta la donna, «ma lui sapeva bene che io mancavo: una mia vicina di posto l’aveva avvertito, subito dopo la partenza, che mancava una signora. Anzi, a quanto mi ha raccontato la viaggiatrice stessa, pare che lui prima abbia negato e all’insistenza della passeggera abbia risposto “allora prenderà il pullman delle 10 di sera”». La polizia ha fermato il secondo bus, ma i passeggeri c’erano tutti. Allora ha inseguito di nuovo e fermato il primo autobus, mentre la signora arrivava a bordo dell’auto dei due giovani che l’avevano soccorsa. «Il “bello” è che l’autista aveva un tablet con tutti i nostri numeri di telefono, che gli costava fare una telefonata? Capisco che bisogna rispettare l’orario, ma un autista si deve informare su quel che accade a un passeggero. E’ una questione di umanità e di etica». «E se si fosse sentita male in bagno?», si domanda la figlia, M.T.D.I. «possibile che nessuno – c’è anche un secondo autista – non ha ritenuto di dover controllare che cosa fosse successo? Per fortuna mia madre ha incontrato persone premurose, come quei due giovani».