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Data: 29/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
I tagli. Le risorse per il sociale ridotte di 400 milioni di euro. Minori finanziamenti non solo alla Sla ma anche per politiche sociali e disabili

ROMA Le rassicurazioni di Matteo Renzi e del ministro della salute Beatrice Lorenzin non sono bastate. I malati di Sla, la sindrome laterale amiotrofica, a favore dei quali quest’estate c’era stata la fortunata campagna mondiale a secchiate d’acqua gelata e alla quale avevano partecipato in molti, premier compreso, da martedì prossimo presidieranno il ministero dell’Economia per protestare contro il taglio da 100 milioni dei fondi per le non autosufficienze. Lo stanziamento per il 2015 sarà di 250 milioni contro i 350 milioni del governo Letta. Non è l’unico taglio al sociale. A fronte di esigenze quantificate dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, secondo un documento elaborato dalla deputata del Pd, Ileana Argentin, per 970 milioni di euro, le risorse stanziate dal governo si fermano a 550 milioni, una riduzione di ben 420 milioni di euro. «Una cosa così», dice Argentin, «non si è mai vista, nemmeno con il governo Berlusconi, e», aggiunge, «è un paradosso che a dirlo debba essere io, una deputata del Partito Democratico». I minori stanziamenti riguardano tutte le voci. Il fondo per l’inserimento dei lavoratori disabili, che contava su 20 milioni, non è stato rifinanziato. Stessa sorte per il Fondo per l’infanzia e l’adolescenza. Un taglio di 50 milioni ha dovuto subirlo anche un altro importante fondo, quello per le politiche sociali, passato da 350 a 300 milioni di euro. Scomparso dai radar della legge di stabilità anche il Sia, il Piano nazionale per la lotta alla povertà. Su quest’ultimo, in realtà, il ministro del lavoro Giuliano Poletti si era recentemente mostrato scettico. Parlando proprio della Sia, in un’audizione, il ministro aveva annunciato la decisione «di cambiare alcuni elementi di impostazione», perché la logica del bando, sempre secondo Poletti, ha mostrato una «plateale inefficacia». Meglio, insomma, «strumenti di azione permanente». Da qui l’annuncio di un prossimo «piano nazionale contro la povertà».
LE REAZIONI
Il punto, secondo Argentin, è che comunque, per ora, «per il sociale le risorse sono assolutamente insufficienti, e le associazioni sono pronte alla protesta». Chi prova invece a gettare acqua sul fuoco, è il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. «Parlare di tagli al Fondo per le politiche sociali e a quello per le non autosufficienze», dice, «non è corretto. Entrambi i fondi», spiega il sottosegretario, «sono stati finanziati per la prima volta in modo permanente, mentre gli altri governi li avevano azzerati, trovando poi risorse nelle manovre ma mai in maniera stabile». Il Fondo per le non autosufficienze, prima dell’azzeramento del governo Berlusconi, era di 400 milioni di euro. Il governo Monti lo aveva ripristinato finanziandolo con 275 milioni di euro, mentre, come detto, il governo Letta lo aveva riportato a 350 milioni. «Con 250 milioni», sostiene Argentin, «non sarà possibile erogare i servizi». Renzi, almeno per questo fondo, ha garantito che il governo troverà i 100 milioni aggiuntivi. Zanetti conferma che i 250 milioni devono essere considerati «un punto di partenza importante», perché deve essere considerato che si tratta di uno stanziamento complessivo di un miliardo di euro su quattro anni. «In un contesto di risorse limitate», spiega il sottosegretario, «abbiamo preferito uno stanziamento strutturale, che duri nel tempo. Detto questo», aggiunge, «accettiamo la sfida delle associazioni e siamo pronti a discutere».

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