PESCARA Era stata la senatrice Stefania Pezzopane, una decina di giorni fa, a lanciare la scalata aquilana alla segreteria regionale del Pd («Il partito è bloccato, Paolucci convochi gli organi dirigenti»). Ieri è arrivata inaspettata l’autocandidatura del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, confermata a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università, mentre il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, cingendogli le spalle assicurava ai giornalisti presenti: «Qualsiasi cosa Massimo vuole fare io lo sostengo». Una dichiarazione che conferma quell’asse con L’Aquila molto presente durante tutta la sua campagna elettorale. E nello stesso tempo sembra smentire quello che D’Alfonso ha confidato ai suoi e allo stesso Paolucci: la preferenza per una proroga dell’incarico al segretario uscente (ipotesi che Paolucci vorrebbe evitare, visti i crescenti impegni da assessore). D’Alfonso però potrebbe alla fine riuscire a tenere insieme tutte e due le cose. Se ne parlerà certamente nel corso della direzione regionale convocata per lunedì 3 novembre, dove si definirà il percorso congressuale con regole e tempi. Per l’elezione del segretario ci sarà un doppio passaggio, il primo tra gli iscritti e poi tra gli elettori. Saranno gli iscritti a selezionare nei congressi i candidati, al massimo tre, che si contenderanno alle primarie il voto degli elettori. Tutto dovrebbe avvenire prima della fine dell’anno. La decisione del sindaco dell’Aquila mette temporaneamente in ombra le candidature finora emerse ufficiosamente: quella di Marco Rapino, vice segretario regionale vicario e segretario regionale dei Giovani democratici; quella dell’altro vicesegretario regionale Alexandra Coppola, la candidatura del coordinatore regionale della segreteria Andrea Catena, e quella del segretario dell’Aquila Stefano Albano. Per Paolucci non ci sono problemi sui nomi, perché «chiunque può scegliere di dare il proprio contributo rispetto a questo momento di confronto e discussione». E dunque scenda in campo anche il sindaco dell’Aquila, che spiega la sua decisione con la necessità di creare un «partito forte» ma non leaderistico: «In Abruzzo ci sono figure molto forti, amate, rispettate, dei leader, ma non credo alla politica dei leader», dice Cialente, «invece dobbiamo condividere la politica con le persone e l’unico posto in cui si incontrano sensibilità diverse per trovare la sintesi e aiutano chi amministra sono i partiti». Alla domanda su come possa conciliare la carica di segretario regionale del partito con quella di sindaco, Cialente risponde con un chiaro riferimento al presidente del consiglio: «Ho visto che Renzi fa il segretario nazionale del Pd, c’è stato anche un ottimo segretario regionale che faceva il sindaco di una cittadina costiera chiamata Pescara quindi “ce la pozzo fa!”». Poi, più seriamente: «Ce la potrei fare anch’io, naturalmente rinforzando la giunta». E D’Alfonso? Il governatore non ha dubbi: «Massimo Cialente è il Pd, quello autentico che esprime posizioni forti quando le questioni sono rilevanti e questo piace alla gente alla comunità. Poi penso che dopo questa bella e impegnativa esperienza di governo territoriale, noi come comunità dobbiamo rilanciare questo profilo di esperienza pensando anche a un’attività ulteriore alla prima occasione utile dove metta a frutto questo straordinario patrimonio. Massimo per esempio è stato tra i primi a intuire il tema del 3% per quanto riguarda il patto di stabilità e lo scomputo delle spese destinate agli investimenti a sicurezza del territorio per ricostruire a seguito di catastrofi, o creare le pari opportunità tra territori che sono differenti, Tutti temi che bene si confanno rispetto a un patrimonio di esperienza accumulato da lui del quale ha bisogno anche una comunità nazionale. Qualsiasi cosa Massimo vuole fare io lo sostengo». Un appoggio certamente, che però guarda oltre l’orizzonte della segreteria regionale.