Più si scava e più appare evidente il trucco nascosto dietro al progetto della filovia. Dopo la scoperta che pali e i fili elettrici avrebbero dovuto costellare il centro città, e anche strade di pregio e storiche come corso Vittorio Emanuele e il ponte del Risorgimento, i nodi stanno venendo al pettine e adesso non sono più solo gli ambientalisti e i comitati pro strada parco a pretendere risposte, ma tutta la cittadinanza.
IL TRUCCO
Com’è possibile, si chiedono in molti, che Pescara non fosse a conoscenza di un dettaglio così rilevante? «Indipendentemente dal mio giudizio personale su Filò, il dato da sottolineare oggi è uno - dichiara il presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli -: nel piano regolatore era previsto che la filovia passasse lungo il corridoio verde, ovvero su un tracciato che comprendeva strada parco e area di risulta, lontano dal traffico veicolare. Nel momento in cui si opta per una variazione urbanistica il consiglio si deve necessariamente esprimere, ma in questo caso non lo ha fatto». Ma nonostante ciò, nonostante i tanti ricorsi e nonostante il fatto che nel 2002 la conferenza dei servizi approvò la proposta del sottosegretario Nino Sospiri, secondo cui l’opera doveva essere caratterizzata da «assenza di impatto sull’urbanizzazione e sulla paesaggistica», la Gtm e l’amministrazione Mascia non hanno mai fatto un passo indietro. «Quello che trapela dalle dichiarazioni del presidente Russo è che, sembra, tutti fossero a conoscenza della palificazione e della elettrificazione necessaria a consentire il passaggio di Filò - tuona il vicesindaco Enzo Del Vecchio - Non è così e, esattamente come accaduto per la bretella all’interno dell’area di risulta, sono state prese decisioni da organi non deputati. La verità è che non c’è mai stata una visione generale del progetto e si è sempre andati avanti proponendo dei rattoppi». Per Del Vecchio, che adesso pretende di vedere le carte in mano alla Gtm e sfida la passata amministrazione a confrontarsi in un referendum popolare: pali sì? Pali no?.
L’unica soluzione possibile è sostituire la filovia con mezzi pubblici adeguati, che viaggino su corsie dedicate. E in effetti Filò, essendo obbligato a transitare per buona parte del suo percorso fra auto e scooter, perderebbe davvero ogni attrattività, acquisendo tutti i limiti di un sistema di autobus urbani. Nonché la sua prerogativa di essere mezzo ibrido, e, dunque, la condizione per essere finanziato. Come rimediare? «Avevamo già proposto in passato l'acquisto di normali autobus elettrici o a metano, che non avrebbero avuto necessità di pali e fili, con costi di gestione minimi e senza alcun impatto ambientale - dichiara Mario Sorgentone, del comitato strada parco -. Questa proposta è ancora valida ed eviterebbe tanti danni futuri: quello che si perde oggi per spese già fatte, si potrebbe recuperare in 4 o 5 anni con le economie di gestione». Così facendo, i pali innalzati fino ad ora, così come la centralina elettrica realizzata sulla strada parco, resterebbero al loro posto, dato che rimuoverli avrebbe un costo eccessivo, e si perderebbe il finanziamento per realizzare Filò. Un conto salatissimo per i pescaresi, costretti a pagare il prezzo di scelte per le quali non sono stati neanche interpellati.