«Avevo deciso di non partecipare al consiglio generale, che io stesso avevo convocato, per evitare strumentalizzazioni: i fatti accaduti al Grand hotel Adriatico di Montesilvano confermano le difficoltà del momento. Ma sono ancora fiducioso sulle capacità del sindacato di ritrovare lo spirito unitario che lo ha sempre contraddistinto».
Geremia Mancini prova a gettare acqua sul fuoco all’indomani della rissa scoppiata nell’Ugl durante l’elezione del nuovo segretario generale. E non può fare di più considerata la delicatezza della situazione, con un sindacato ingestibile dove le due fazioni che si stanno contendendo la carica al vertice dell’Unione generale del lavoro sono arrivate addirittura alle mani durante il consiglio nazionale di mercoledì, suonandosele di santa ragione. Una rissa da stadio, sedata a fatica dagli uomini della Digos e dai carabinieri chiamati ad intervenuti sul posto. Mancini aveva ratificato le sue dimissioni da segretario nazionale dell’Ugl in apertura dei lavori, durante la prima giornata del consiglio generale che si è aperto a Montesilvano martedì 28. Eletto nel luglio scorso, dopo lo scandalo giudiziario che aveva costretto l’ex segretario Giovanni Centrella a lasciare la guida del sindacato, Mancini aveva allargato le braccia appena due mesi dopo, annunciando a fine settembre l’intenzione di volere abbandonare il campo. Troppi attriti con lo stesso Centrella e l’ex segretaria nazionale Renata Polverini, poi scesa nell’agone politico (Regione Lazio e senato), lo avevano spinto alle clamorose dimissioni. Mercoledì, durante la seconda giornata dei lavori, i delegati dell’organizzazione sindacale avrebbero dovuto eleggere il nuovo segretario, ma i conti non sono tornati a tutti quando Paolo Capone è stato proclamato alla guida dell’Ugl dopo le operazioni di voto. La fazione opposta, quella che spingeva per l’elezione di Salvatore Muscarella, ha contestato agli avversari di non avere raggiunto il quorum dei due terzi previsto dallo Statuto. Da lì si è innescata la rissa: prima le urla, poi il contatto fisico, con una decina di persone coinvolte. Adesso anche per Geremia Mancini è tutto da rifare, visto che al vertice dell’Ugl, nonostante le dimissioni, c’è ancora lui: «Se non ci sarà accordo sul nome del nuovo segretario bisognerà riconvocare il consiglio generale. Il mio augurio è che anche questi fatti così gravi possano contribuire a riportare il sereno in un momento estremamente delicato per il Paese, il sindacato e il mondo del lavoro».