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Data: 31/10/2014
Testata giornalistica: Ferpress
In FSI la storia si ripete …

Fin dalle prime settimane dell’insediamento del nuovo vertice di FSI, subentrato a fine maggio a quello guidato per anni con fermezza e autorevolezza da Mauro Moretti, i rapporti tra il nuovo presidente dell’azienda ferroviaria, l’economista Marcello Messori e l’amministratore delegato, il ferroviere Doc Michele Mario Elia, erano sembrati, anche in pubblico, a dir poco tesi.

Li divideva sicuramente la diversa visione dell’azienda: il professore è sembrato subito incline a portare avanti lo scorporo della rete ferroviaria dalle altre attività della azienda posseduta dal Ministero del Tesoro, ipotesi nettamente contrastata in passato sia da Moretti che dallo stesso Elia, allora AD di RFI.

Anche l’eventuale quotazione in borsa di taluni asset di FSI avevano trovato i due principali rappresentanti delle Ferrovie su posizioni diverse. E le diverse visioni erano state rappresentate in discussioni contrastate persino dinanzi al management aziendale per cui la rinuncia alle deleghe da parte di Messori, resa nota in una intervista al Corriere della Sera di qualche giorno fa, in fondo è sembrata inevitabile.

Ora il Tesoro, azionista totalitario di FSI, ha annunciato di voler costituire “uno specifico gruppo di lavoro per portare avanti il processo di valorizzazione e privatizzazione di FSI“. La nascita di gruppi di lavoro non gode normalmente nel nostro paese di buona fama, dove Gruppo di lavoro, spesso sottintende paralisi. Ma forse questo era l’unico modo per far in modo che il dissenso tra i vertici FSI non paralizzasse l’azienda.

Vale la pena ricordare che in FSI si era già verificata una situazione analoga allorché erano a capo del gruppo pubblico Claudio De Matté (presidente) e Giancarlo Cimoli (amministratore delegato). Il braccio di ferro tra i due fu assai violento per le diverse visioni che essi avevano sul futuro dell’azienda. De Matté gettò la spugna….

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