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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
C’è anche l’Abruzzo nel piano Juncker. D’Alfonso: «Puntiamo a ottenere cento milioni per la banda larga 4G». Il governatore preme sull’alta velocita’ ferroviaria: «preparo un grande evento»

PESCARA C'è anche l'Abruzzo nel piano Juncker, pronto ad acciuffare una quota dei 35 miliardi destinati al digitale europeo. Nei giorni scorsi ne ha parlato a Bari il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, annunciando che su scala nazionale sono già pronti mille progetti, per un valore complessivo di oltre dieci miliardi, nell'ambito del mega piano di rilancio dell'economia europea programmato dal lussemburghese Jean Claude Juncker, che proprio oggi si insedierà alla guida della Commissione europea dopo la lunga presidenza di José Barroso. In realtà il piano di Bruxelles vale molto di più, perché non comprende soltanto la banda ultraleggera ma anche le infrastrutture di trasporto, l'efficienza energetica degli edifici pubblici, il sostegno alle Pmi (piccole e medie imprese), interventi sull'ambiente. Complessivamente si parla di un investimento colossale di 300 miliardi di euro. Padoan ha anche precisato che i progetti dovranno essere consegnati alla task force di Bruxelles-Commissione Bei (Banca europea per gli investimenti) entro il 14 novembre, dunque fra meno di due settimane. Il governatore Luciano D'Alfonso assicura che la Regione non si farà trovare impreparata all'appuntamento: «Sto lavorando per fare inserire nei progetti italiani il completamento dell'armatura della banda larga ultra leggera 4G. L'aspettativa è di ottenere un finanziamento di 100 milioni per l'Abruzzo».
IL PACCHETTO
Del resto, nello sblocca-Europa programmato da Juncker le infrastrutture digitali sono ritenute strategiche, soprattutto per le aree cosiddette «a fallimento di mercato». L'Abruzzo, assieme a Molise, Emilia Romagna e Piemonte è tra le regioni che avrebbero ottenuto i risultati più tangibili proprio grazie agli investimenti sulla banda larga, o per incentivi all'utilizzo della tecnologia satellitare. Ma nel pacchetto da dieci miliardi del ministro Padoan figurano anche progetti per la messa in sicurezza delle strade, l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, l'alta velocità Napoli-Bari. E qui l'Abruzzo non c'è. Occorrerà lavorare fuori dal piano Juncker, utilizzando i fondi strutturali europei 2014-2020 e quelli nazionali già stanziati, per agganciarsi ai treni (e non è solo un gioco di parole) che la regione continua a vedersi sfilare sotto il naso, soprattutto sul piano dei collegamenti ferroviari. Oggi l'Abruzzo è infatti tagliato fuori dai grandi corridoi europei: l'alta velocità si ferma a Bologna per tornare a correre da Bari in su, ma saltando la dorsale adriatica. D'Alfonso dispensa però ottimismo, assicurando che anche questa partita sarà riaperta: «Sto facendo approvare un dossier sulla Trans-europea e la dorsale ferroviaria adriatica, in accordo con alcune Regioni. In particolare abbiamo aperto un dialogo serrato con il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, ma anche con quelli di Marche, Gian Mario Spacca, e Puglia, Nichi Vendola. Prevedo di organizzare un grande evento con il presidente del gruppo Pse del Parlamento europeo, Gianni Pittella. Spero di avere con noi anche il ministro per gli Affari regionali, Graziano Del Rio».
TEN-T
L'Abruzzo riprova dunque a bussare alla porta del programma Ten-T, la nuova rete transeuropea di trasporto che coinvolge i 28 Stati membri e che dovrà essere completata entro il 2030. Gli obiettivi sono noti: una mobilità più sicura, più veloce e meno congestionata. Traguardi al momento tutti mancati, inspiegabilmente, dall'Abruzzo nell'ambito del collegamento su ferro. Dieci anni fa ci aveva provato proprio D'Alfonso, al primo mandato da sindaco di Pescara: convincere l'Europa a spostare il corridoio 5 sull'asse Barcellona-Roma-Pescara-Kiev, quello che oggi è tracciato proprio sul Piemonte di Chiamparino, nella vallata delle mele. Non se ne fece nulla, perché da lì doveva passare la famosa Tav, contestata dagli ambientalisti. E perché Pescara si sarebbe dovuta dotare di un grande porto, finito poi nelle secche assieme alla stagione dei sogni.

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