Il premier sulla minoranza interna: "Qualcuno vuole andare con la sinistra radicale? Vada pure". E sulla Camusso: "Non è questione di feeling, abbiamo una diversa idea della modernizzazione del Paese". Da domani nelle fabbriche in Lombardia. Dove la Fiom già programma la protesta
la scissione? La nostra gente non capirebbe"
ROMA - I rapporti con la minoranza nel Pd e con la Cgil sul Jobs Act. E' - come quasi ogni anno - il momento dell'uscita del libro di Bruno Vespa e delle anticipazioni di interviste ai protagonisti della politica. E' il caso del presidente del Consiglio, che con Vespa riflette innanzitutto sulle tentazioni di scissione interne al Pd: "Se si arrivasse a una scissione, ma non ci si arriverà, la nostra gente sarebbe la prima a chiedere: che state facendo?". Ma, ribadisce, "non credo che ci si arriverà". E per la sinistra Pd il premier-segretario ha altri due messaggi: "La delega sul lavoro alla Camera non cambierà rispetto al Senato. Alcuni dei nostri non voteranno la fiducia? Se lo fanno per ragioni identitarie, facciano pure. Se mettono in pericolo la stabilità del governo o lo fanno cadere, le cose naturalmente cambiano". E dunque "se qualcuno dei nostri vuole andare con la sinistra radicale che ha attraversato gli ultimi vent'anni, in nome della purezza delle origini, faccia pure: non mi interessa. E' un progetto identitario fine a se stesso e certo non destinato a cambiare l'Italia. Lo rispetto, ma non mi toglie il sonno".
Il messaggio è chiaro, e non è certo la prima volta che Renzi lo ripete. Allargando il discorso alla Cgil: "Ho grandissimo rispetto per la piazza della Cgil e per i parlamentari che hanno partecipato a quella manifestazione. Ma io sono per il cambiamento che è nel dna della sinistra. E a casa mia la sinistra che non si trasforma si chiama destra". Quella, aggiunge Renzi, "non era la piazza del Pd, ma c'era anche gente del Pd. Se penso di perderla? E' più facile perdere qualche parlamentare che qualche voto. La modifica dell'articolo 18 preoccupa più qualche dirigente e qualche parlamentare che la nostra base".
E' un passaggio chiave che Renzi - rivolgendosi alla segretaria della Cgil - concettualizza: "Con lei non è una questione di feeling personale, ci mancherebbe. C'è una diversa idea del paese, della sua modernizzazione, del ruolo di governo e della rappresentanza civile, non un fatto umano o interpersonale".
Da domani poi il premier incontrerà gli industriali di varie province lombarde. E ha chiesto di parlare non in un centro convegni, ma nelle fabbriche vere e proprie. La prima scelta è caduta sulla Palazzoli della provincia di Brescia. L'azienda, però, per l'occasione ha scelto di mettere in ferie forzate i dipendenti. Una decisione che ha provocato molte polemiche e proteste. E così domani la Cgil e la Fiom organizzeranno un corteo di protesta della cittadinanza, che si concluderà con un'assemblea aperta, proprio davanti ai cancelli della fabbrica.