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Pescara, 24/11/2024
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Data: 03/11/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Landini all’attacco: «Il governo non ha la fiducia del Paese. Contro il lavoro l’esecutivo non va da nessuna parte» Doppio sciopero il 14 e 21, mobilitazione anche dei Cobas

ROMA Renzi «non va da nessuna parte» se prosegue nell’attacco al lavoro. Landini aveva promesso che la battaglia sarebbe proseguita nelle piazze e nei luoghi di lavoro: dopo la grande prova di forza del 25 ottobre, il sindacato infatti non si fermerà. In attesa del blocco generale di tutte le categorie, saranno per primi i metalmeccanici della Fiom a incrociare le braccia con il doppio sciopero generale di 8 ore che sarà articolato con due manifestazioni. Una riguarderà il Nord e il Centro Nord con una manifestazione a MIlano il 14 novembre. E l’altra che coinvolgerà il Sud e il Centro Sud con una manifestazione a Napoli il 21 novembre. «Noi andremo avanti - ha detto Landini intervistato da Lucia Annunziata su Rai tre - il Governo lo deve sapere: può mettere la fiducia tutte le volte che vuole, noi non ci fermiamo». Anche se Renzi ha annunciato che il jobs act resterà così come è stato definito (compresa la cancellazione dell’Articolo 18) per Landini la battaglia è appena cominciata: il premier, afferma, «non ha la fiducia del Paese» perché «ha fatto una scelta sull’Articolo 18 che tende a riaprire un conflitto nel Paese. Noi dobbiamo invece unire il Paese». Il premier ha accettato, aggiunge, la linea della Confindustria che però «deve sapere che se seguita sulla linea dei licenziamenti e della riduzione dei salari non avrà vita facile nelle imprese». Landini spiega che «un processo di cambiamento non lo fa un uomo solo ma serve un processo collettivo. Io sono molto ottimista perché ho fiducia nelle persone che rappresento». Tuttavia, ammette, contro il precariato dilagante che è ormai la cifra di gran parte dei contratti di lavoro lo stesso sindacato non ha fatto quanto avrebbe potuto. Renzi è ora l’avversario principale, indicato come colui che vuole avviare una restaurazione e riportare indietro l’orologio dei diritti. «Su Renzi - spiega - ho cambiato idea quando ho capito che lui scelse le politiche di Confindustria» e di «seguire quello che gli chiedeva la Ue». Landini ricorda un suo incontro col premier quando parlarono anche di Articolo 18. «Lui mi disse che l’Europa premeva su di lui e io gli dissi che se avesse toccato l’Articolo 18 avrebbe aperto la strada per un conflitto nel Paese. All’inizio diceva di voler cambiare il Paese e io dissi “cambiamolo insieme”». Ora lo scontro è a tutto campo e la Fiom rappresenta la punta di diamante della protesta e non lascerà nulla di intentato contro le decisioni del governo: «Metteremo in campo qualsiasi azione possibile sindacale e legale dentro e fuori le fabbriche. Il governo si è messo d’accordo con Confindustria». Landini comuqnue avverte anche quanti vogliono inquadrare la battaglia sindacale in uno scontro tra le diverse correnti del Pd oppure quanti immaginano un suo impegno diretto in politica. «Oggi non voglio impegnarmi in politica, voglio rappresentare i lavoratori». Mentre le tre confederazioni porteranno in piazza unitariamente i pensionati (il 5 novembre) e i lavoratori del pubblico impiego (l’8), anche i Cobas si mobilitano. Il 14 si terrà lo sciopero generale con manifestazioni in diverse città contro «le politiche del governo e dell’Ue, il jobs act, la legge di stabilità e il piano scuola». Alle manifestazioni parteciperanno anche studenti e coordinamenti di precari. A Terni gli operai delle acciaierie Ast hanno deciso di proseguire lo sciopero «contro i ricatti dell’azienda».

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