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Pescara, 24/11/2024
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Data: 03/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Cerca l’incidente per tornare a elezioni ma a sinistra s’è aperto un grande spazio»

ROMA «Qui nessuno vuole arrivare alla scissione, ma se Renzi gioca ad alzare i toni e a mettere etichette, allora lo farò anche io. E gli dico: Matteo non stare sereno": Pippo Civati, outsider e dissidente del Pd, mette sull'avviso il capo dell'esecutivo, che potrebbe porre la fiducia alla Camera su Jobs Act e Legge di Stabilità, a non derubricare l'opposizione interna alla voce «sinistra radicale».
Eppure si preparano provvedimenti contro chi vota in dissenso dalla linea del partito.
«Affrontare come una questione disciplinare un problema politico, è miope. Le dimensioni di questo problema si valuteranno con i voti alla Camera. Se non riguarderà soltanto pochi parlamentari, dovremo smettere di pesare la questione in termini di ortodossia. La verità è che c'è una parte del partito cui il Jobs Act, così com'è, non piace. E al quale Renzi risponde imponendo un nuovo voto di fiducia. Chi è allora che spacca il partito? Chi mette la fiducia o chi non la vota?».
Proprio alla Camera la sinistra piddina potrebbe votare contro la fiducia?
«Guardi che alla Camera ormai c'è sempre il voto di fiducia. L'ultimo è stato sullo Sblocca Italia e ora ce ne sarà sicuramente un altro sulla riforma della Giustizia. L'esecutivo non vuole modifiche ai testi, nel timore di doverli riportare al Senato, dove la maggioranza è più fragile. Così ci ritroviamo con i maxiemendamenti del governo che compiano radicalmente gli accordi trovati nelle commissioni. Non è così che si tiene unito il Pd. E se Renzi vuole mandare un messaggio che piaccia anche all'elettorato di centrodestra, finirà col perdersi un pezzo di partito, facendo male il suo lavoro di segretario».
Renzi, però, non sembra preoccupato dal dissenso?
«Correttamente la mette su un piano politico, evitandoci un dibattito ipocrita: se non votate, il governo cade. Una posizione chiara che però non risponde alle questioni che gli sono state rivolte in Senato, né alle domande che gli sono ora riproposte in commissione Lavoro alla Camera. Ovvero di dare un segnale anche al suo partito, oltre che a Silvio Berlusconi cui non sembra vero di vedere una sua legge approvata dal Pd. Eppure basterebbe introdurre il contratto unico senza toccare l'articolo 18 che, dopo Fornero non è certo cosa rivoluzionaria. Invece si preferisce rappresentare il fronte del dissenso come un avanzo del paleolitico, parlando di gettoni telefonici e iphone, o di intellettualismo residuale. Personalmente, mi limito soltanto a ripetere che il Jobs Act così non va bene».
Intanto potreste dover votare la fiducia anche sulla Legge di Stabilità?
«Onestamente mi auguro che almeno sulla legge di Stabilità il governo rispetti il Parlamento. Altrimenti chiudiamolo davvero per sei mesi, come ha suggerito Fassino. E che Renzi colga come le problematiche sollevate non sono dettate dall'interesse di far cadere il governo».
Che vi stia mettendo alla porta?
«Renzi cerca l'incidente che gli permetta di andare alle elezioni. E gioca sulle rispettive responsabilità. Per quanto mi riguarda, non voglio una scissione, ma un partito maggioritario deve considerare che ha un'articolazione interna. Non c'è solamente la vecchia guardia. Io non ne faccio parte, e come Renzi voglio fare le riforme. Soltanto che voglio farle per bene. Non intendo continuare a essere tacciato di conservatorismo. E se Renzi continua in questa direzione, allora anche noi dimostreremo di saper prendere le decisioni».
Andate con Landini a fare la sinistra della sinistra?
«Lo spazio che si aprirebbe sarebbe molto più grande. Se c'è una lacerazione è perché un pezzo della sinistra di governo non si riconosce in Renzi. Prenda lo Sblocca Italia: contiene norme illiberali, a cominciare dalle concessioni autostradali. Noi valiamo parecchi punti percentuali, proprio perché non rappresentiamo la sinistra radicale, come invece banalizza Renzi per continuare ad affermare che dopo di lui non c'è nessuno. Non stiamo chiedendo la patrimoniale, ma solamente aliquote più progressive. E le norme su conflitto d'interessi, falso in bilancio, diritti civili. Che fine hanno fatto?».

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