La guerra tra fazioni dentro l’Ugl, il sindacato di centro destra, ha una genesi storica: «Il cordone ombelicale tra l’organizzazione e Renata Polverini non si è mai spezzato. Anzi quello che stiamo vedendo è la prova che quel legame si è rafforzato». L’ex leader dell’Ugl, Giovanni Centrella, accetta di dire la sua a Il Tempo sulla querelle tra i due candidati: il nuovo segretario autoproclamatosi, Paolo Capone, e il suo avversario che ne contesta l’elezione, Salvatore Muscarella, a patto di non parlare dell’inchiesta per appropriazione indebita che lo riguarda e che lo ha indotto alle dimissioni: «Questo per il rispetto del lavoro dei magistrati».
Dal suo ex sindacato esce un quadro sconfortante nella gestione delle elezioni del nuovo segretario.
«Se continuano questa sceneggiata sarà anche peggio. Lo spettacolo lo vedono tutti. Gli altri sindacati e i lavoratori. Si deve trovare una soluzione»
Guardi che la fazione che contesta Capone ha già inviato una diffida legale per bloccare qualunque atto del nuovo segretario. La guerra si sta infiammando. «L’Ugl ha uno statuto. Le sue regole interne. Se non sono state rispettate nel corso del consiglio nazionale è giusto che chi contesta si tuteli». Già, un consiglio nazionale «bollente» e che è finito in rissa.
«Il mio rammarico è che invece di pensare al futuro dell’organizzazione si è parlato ancora di Centrella. Io mi sono dimesso da tempo».
A proposito di passato. Capone è l’espressione di un’altra ex, la Polverini che continua a influenzare la vita dell’Ugl. L’ex segretario era presente ai lavori del Consiglio nazionale.
«Io non c’ero. E non so se lei stia lavorando per mantenere il controllo dell’Ugl. L’unica cosa che dico e che se lo sta facendo sta sbagliando. E di grosso».
Forse considera il sindacato la sua creatura?
«È un errore. Ha fatto parte della storia dell’Ugl, l’ha tirata fuori dall’angolo e ne ne ha fatto una sigla stimata. Ma quando si lascia un ruolo per altri incarichi più importanti, alla Regione e in Parlamento, si dovrebbe tenere una certa distanza da quello di partenza».
Conferma che è la Polverini a guidare il gioco anche in questo caso?
«Renata, a cui voglio molto bene, non ha mai staccato il cordone ombelicale con l’Ugl. Era presente al consiglio nazionale finito in rissa. Non ha preso la parola ma è chiaro che solo la sua presenza ha esercitato un’influenza sulle scelte dei delegati. Mantenere i vecchi legami significa tornare indietro e questo non lo accetto».
Non è che gira che ti rigira il problema è sempre di chi ha le chiavi della cassa. Gli incassi dai tesserati sono rilevanti.
«Non penso che lo scontro sia legato alla gestione economica. Il fatto che ci sia una diffida legale fa sì che da domani (oggi ndr) nessuno, nemmeno il segretario Capone, possa tranquillamente presentarsi nelle banche dove ci sono i conti e disporne liberamente. Quando fui eletto io, per autorizzare movimenti, le banche mi chiesero l’atto del notaio che accertava la regolarità della nomina».
Eppure il responsabile della cassa è Durigon. Anche lui legato alla Polverini. Sempre là si torna. «Lo ha scelto Geremia Mancini. Certo Durigon lavorava alla Regione Lazio con la Polverini».
Ma se non è per il potere legato alla gestione economica, perché la Polverini continua a influenzare la vita del sindacato? Forse le serve come strumento di pressione in vista di un riposizionamento politico?
« Se pensa questo allora non si è resa conto che il sindacato è già cambiato. Nel senso che la sua influenza sulla politica è più limitata rispetto al passato».
Lei al consiglio nazionale della discordia ci è andato?
«No. L’ho evitato deliberatamente. L’Ugl può dire la sua da sola. Io sono ora il direttore generale di un’associazione datoriale che rappresenta le partite Iva e non mi è sembrato il caso».
Non è stata una bella prova complessivamente per il prestigio dell’Ugl.
«Ho visto la registrazione. È evidente che l’elezione è irregolare. Non c’era il notaio. E il presidente Mattei non ha fatto la conta dei voti».
Come se ne esce?
«Un nuovo consiglio nazionale, un candidato di unità, e una segreteria ristretta per fare chiarezza sui conti e che porti l’Ugl al congresso».