Da oggi Matteo Renzi comincia il tour nelle fabbriche. Oggi comincerà con gli industriali di varie province lombarde. E ha chiesto di parlare non in un centro convegni, ma negli stabilimenti veri e proprii. La prima scelta è caduta sulla Palazzoli della provincia di Brescia. Ed è già polemica. L’azienda, infatti, per l’occasione ha scelto di mettere in ferie forzate i dipendenti. Una decisione che ha provocato molte polemiche e proteste. E così oggi la Cgil e la Fiom organizzeranno un corteo di protesta della cittadinanza, che si concluderà con un’assemblea aperta, proprio davanti ai cancelli della fabbrica.
La Fiom va all’attacco duramente. Dopo aver sottolineato il fatto che per la seconda volta consecutiva Renzi andrà a Brescia scegliendo aziende dove i metalmeccanici Cgil non sono i benvenuti (il 6 settembre, per la precisione, in occasione dell’inaugurazione a Gussago dello stabilimento hi-tech del gruppo guidato da Aldo Bonomi), il sindacato guidato da Landini lancia nuove accuse: «Arriva Renzi e gli operai restano a casa, tutti in ferie forzate per un giorno, mentre la giornata avrebbero potuto pagarla gli industriali». Il segretario provinciale della Fiom, Francesco Bertoli, ha scritto una lettera a Renzi chiedendogli di non partecipare all’incontro con l’azienda perché il sindacato dei metalmeccanici della Cgil, in quell’azienda, è discriminata: «Forse lei non sa – scrive Bertoli – che la Palazzoli ci vieta assemblee retribuite, mi sembrava corretto informarla. Inoltre, lei rappresenta il governo del Paese e dovrebbe cercare di mediare tra le varie istanze e le diverse opinioni. Accadrebbe l’opposto se lei accettasse l’invito della Palazzoli». Immediata la replica dell’amministratore delegato della Palazzoli, Luigi Moretti: «Son tutti d’accordo. È uno dei loro giorni di ferie, e lo fanno nel periodo dei morti, quindi gli va anche bene». Poi aggiunge: «Non ci sono nemmeno rappresentanti della Fiom in azienda». E conclude: «Il lavoro non è paragonabile ad un diritto, ma piuttosto a una lepre: se non sei più che svelto, non l’avrai mai».
Ma sulla questione ferie forzate protesta anche la Cisl: «Quando abbiamo saputo di questa iniziativa - spiega LauraValgiovio, segretario generale della Fim Cisl di Brescia, il sindacato più rappresentativo in azienda - abbiamo segnalato l’anomalia alla Confindustria. Per noi è stato come uno schiaffo, sarebbe stato più coerente avere gli operai presenti nello stabilimento con la loro rappresentanza sindacale. E poi non è vero che i lavoratori erano d’accordo, non è un caso che le rsu non siano state informate della cosa per tempo. Adesso vogliamo capire se si intende cambiare il modello di relazioni sindacali che c’è stato fino a oggi: se questo è il segnale che abbiamo cambiato direzione, allora agiremo di conseguenza»
Il clima in città, dunque, non sarà dei più facili. Ci saranno tre presidi e due cortei. Che Renzi fosse un catalizzatore di consensi lo si sapeva ma oggi a Brescia all’opera ci sarà anche il dissenso multitraccia. Cgil e Fiom faranno un corteo dalla Ori Martin fino ai cancelli della Palazzoli, dove si terrà un’assemblea aperta alla cittadinanza sui temi del Jobs Act, della rappresentanza sindacale e sulla politica economica del governo. In strada anche i lavoratori del pubblico impiego che hanno organizzato un presidio.