ROMA La manovra non porterà l’Italia a imboccare decisamente la strada della crescita. Pur con accenti diversi lo hanno confermato i rappresentanti di categorie ed enti economici nel corso delle audizioni davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Ad esempio, Bankitalia afferma che la legge di stabilità «evita una spirale recessiva» ma, dall’altra, non manca di sottolineare alcuni limiti e criticità. Con le norme dell’anticipo del Tfr «l’adesione dei lavoratori a basso reddito» potrebbe determinare un danno, vale a dire avere «in futuro pensioni non adeguate». Per questo motivo «è cruciale che la temporaneità del provvedimento sia mantenuta». Bankitalia, per il resto, ritiene meritevole la manovra perché, spiega il vice direttore Luca Signorini, «data l’eccezionale profondità e durata della recessione, il rallentamento nel processo di aggiustamento dei conti pubblici proposto appare motivato». Inoltre è considerata «significativa» la riduzione indicata del cuneo fiscale, mentre sono considerati troppo ballerini e, dunque, «stimati con cautela» gli incassi previsti dalla lotta all’evasione fiscale. Inoltre, si stima che i tagli «delle risorse disponibili per gli enti decentrati si traduca interamente» in un taglio «delle spese correnti. Tuttavia, l’evidenza degli ultimi anni mostra che gli enti decentrati hanno reagito anche aumentando significativamente le entrate». Dall’Istat arriva una valutazione secca e non troppo ottimistica: i provvedimenti adottati con la manovra avranno un «impatto netto marginalmente positivo nel 2014 ed un effetto cumulativo netto nullo nel biennio successivo» per il bilanciamento tra la spinta del bonus degli 80 euro e gli effetti negativi derivanti dalla clausola di salvaguardia, con l’eventuale aumento dell’Iva. Per l’Istituto di statistica il 2014 si chiuderà con un nuovo arretramento per la nostra economia con la prevista riduzione del Pil dello 0,3% in termini reali. L’Istat stima una crescita di mezzo punto percentuale il prossimo anno e dell’1% nel 2016. Anche gli investimenti subiranno quest’anno una contrazione del 2,3%, la disoccupazione raggiungerà il 12,5% scendendo dello 0,4%% tra due anni. «Lo scenario di previsione - sottolinea l’Istat - è soggetto a margini di incertezza». Per la Confindustria la legge di stabilità ha un impianto valido e si pone «in significativa discontinuità» rispetto al passato ma può fare più sforzi su tre strade: ricerca, investimenti e Imu per le imprese. Dal suo canto, invece, l’Assopetroli contesta quelle misure contenute nella manovra (aumento dell’Iva e accise come clausole di salvaguardia) che causerebbero «una inevitabile perdita occupazionale stimata in 60 mila posti di lavoro». Valutazione «fortemente negativa» arriva anche dall’Ania (l’associazione fra le imprese assicuratrici) che contesta l’aumento della tassazione a carico dei fondi pensione. Il provvedimento causa «un’evidente penalizzazione della scelta previdenziale, sconfessando il patto stipulato dallo Stato con i lavoratori e i cittadini che hanno scelto di aderire a tali forme pensionistiche anche sulla base delle campagne di sensibilizzazione e delle incentivazione fiscali». Su questo il governo apre uno spiraglio e attende gli emendamenti.