Non ci sono più dubbi: i commercianti vogliono che corso Vittorio Emanuele II sia riaperto al traffico. In questi mesi si è discusso molto sul peso di contrari e favorevoli alla pedonalizzazione, una battaglia che ha visto i due schieramenti battersi a suon di marce, volantini, petizioni e dichiarazioni al veleno. A mettere la parola fine sulla querelle è arrivato ieri il risultato del sondaggio promosso da Confesercenti, nel quale si chiedeva agli intervistati se volessero che corso Vittorio fosse riaperto al traffico: il 65 per cento dei commercianti del centro ha detto di sì. Una percentuale che aumenta notevolmente quando, a rispondere, sono gli operatori che hanno le loro attività proprio lungo l’arteria: nel tratto pedonale i favorevoli alla riapertura sono il 70 per cento, mentre in quello ancora transitabile addirittura il 90 (probabilmente perché qui, dopo la pedonalizzazione, regna l’anarchia automobilistica). «Circa una settimana fa abbiamo inviato a 250 commercianti del centro il nostro questionario - ricorda il direttore Gianni Taucci -. Le vie che abbiamo sondato sono corso Vittorio, entrambi i tratti, corso Umberto, l’area pedonale di via Firenze e parte di via Milano, via Trento e via Roma. Il dato che è emerso dalle 150 risposte ricevute è chiaro: vogliono che il corso sia riaperto alle auto».
LA CONFUSIONE SUI WEEK END
Risultato schiacciante, che però, spiega Taucci, è in parte viziato dalla confusione che regna tra gli operatori. «Agli intervistati consapevoli che si tratterebbe di una riapertura a senso unico e senza posti auto - spiega il direttore di Confesercenti -, abbiamo anche chiesto se fossero bendisposti nei confronti di una chiusura alle auto nei week end: un buon 50 per cento ha detto di sì. Una risposta che fa riflettere: se la paura è che la chiusura del corso renda il centro impenetrabile, perché nei fine settimana questo problema dovrebbe sparire?». La realtà secondo Taucci è che i commercianti sono molto provati a causa della crisi finanziaria, delle criticità che hanno dovuto superare durante i mesi di cantiere e dai danni che la chiusura del corso ha causato a tutta la viabilità cittadina e tutto questo influenza il loro giudizio. «Ciò che nessuno ha mai voluto ammettere è che il vero problema è l’assenza di un piano traffico e un piano parcheggi efficienti. Tutti i commercianti hanno chiesto, soprattutto i sostenitori della pedonalizzazione, che il corso sia attraversato da mezzi di trasporto pubblico all’avanguardia, anche se questo non vuol dire necessariamente filovia. Anzi, il Filò spaventa un po’ gli operatori, che preferirebbero bus ecologici». In sostanza, se prima di stravolgere l’intero sistema viario del cuore di Pescara l’amministrazione Mascia si fosse adoperata per potenziare l’area di risulta, trasformandola in vero e utile parcheggio di scambio, per creare un’alternativa valida a corso Vittorio e per migliorare il sistema di trasporto pubblico probabilmente il giudizio dei cittadini oggi sarebbe diverso. «Tradurremo questi dati in grafici e li consegneremo al sindaco, nella speranza di aiutarlo a districare questa matassa», conclude Taucci.