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Pescara, 24/11/2024
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04/11/2014
Il Centro
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Jobs act, pressing del governo: fare presto. Palazzo Chigi vuole “chiudere” in tempi brevi, anche con la fiducia. La sinistra Pd: trattiamo |
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ROMA Non intende transigere sui tempi, Matteo Renzi: al di là delle «tecnicalità parlamentari», il primo gennaio 2015 dovranno essere in vigore le «regole nuove» per il mercato del lavoro. Serve a portare a regime il sistema ma anche a mantenere una promessa fatta all’Europa. Dunque il premier lascia che alla Camera gli “sherpa” della maggioranza si parlino, per cercare una sintesi su modifiche concordate al testo del jobs act che facciano rientrare, almeno in parte, il dissenso della minoranza del Pd. Anche per questo motivo, il premier dovrebbe convocare una nuova direzione del partito dopo il 17 novembre al suo rientro dal G20 di Brisbane, in Australia. Intanto, di fronte al braccio di ferro in corso nella maggioranza, il presidente del Consiglio ribadisce che «se ci sarà bisogno» porrà la fiducia a Montecitorio sul testo licenziato dal Senato. Alla Camera si ripropone il confronto tra i partiti di governo andato in scena al Senato. La minoranza dem è sulle barricate per ottenere modifiche alla delega lavoro. Ncd è determinata a difendere con i denti il punto di caduta trovato. La differenza è che alla Camera nella commissione Lavoro, presieduta da Cesare Damiano, la sinistra Pd è presente in forze. E fa sapere che un’accelerazione sarà possibile solo se si troverà un accordo «accettabile» sulle modifiche al ddl. Al momento nella commissione, che questa settimana è impegnata nell’esame della legge di stabilità, non è stato ancora fissato il termine per gli emendamenti. Per il governo è «essenziale», sottolinea Giuliano Poletti, «fare il più in fretta possibile» per applicare al nuovo contratto a tutele crescenti gli sgravi previsti in legge di stabilità per l’indeterminato. L’obiettivo è dunque portare il jobs act in Aula «dal 17 novembre e approvare la delega - spiega Lorenzo Guerini - prima della legge di stabilità», che in Aula arriverà il 24. Ma la presidente Laura Boldrini fa sapere di non voler forzare la mano alla commissione fissando un termine: «Bisogna lasciarla lavorare bene. Sarà il presidente Damiano a decidere quando si potrà portare in Aula: fare pressioni è controproducente». «Se non si riesce a portare il testo in Aula - ragiona un deputato della minoranza Pd - non serve a niente neanche minacciare la fiducia». Di qui la convinzione che il governo debba aprire a modifiche.
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