PESCARA L'avvocato di Roccamontepiano ne ha fatta di strada, ma non ha mai dimenticato quella del suo Abruzzo. La casa di campagna è sempre lì che aspetta. Due volte sottosegretario, prima con Enrico Letta, poi con Matteo Renzi, con delega all'economia. Il 30 settembre l'elezione a vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, presieduto per mandato costituzionale dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Come è cambiata la vita di Giovanni Legnini dopo essere passato dalle stanze di Palazzo Chigi ai vertici dell'organo di autogoverno della magistratura?
«E' cambiata molto. Oggi il mio è un ruolo istituzionale di terzietà e garanzia che implica anche un modo diverso di rapportarsi. Ma quella di ieri a Chieti è stata una bella giornata, con la firma del piano delle ex caserme a canone zero per lo Stato, il primo caso in Italia, e investimenti sul territorio per 14 milioni. A margine dell'incontro con Delrio, Cialente, Lolli e Paolucci si è parlato del finanziamento molto importante per L'Aquila, e definito il piano normativo legato alla ricostruzione. Sono molto soddisfatto, abbiamo raccolto tutti insieme i frutti del lavoro dei dieci mesi a Palazzo Chigi e i sette al Ministero dell’Economia».
Adesso però il suo ruolo è un altro.
«Certo, non sottrarrò un solo minuto al mio nuovo impegno, complesso e delicato al vertice del Csm. Ma lo sguardo verso l'Abruzzo, anche per un debito di riconoscenza verso chi mi ha dato tanto in questi anni, ci sarà sempre».
Veniamo ai temi della giustizia: alle sentenze dei tribunali seguono spesso risposte emotive, come nel caso Cucchi. Ma in questo caso è stato difficile un po' per tutti accettare il verdetto.
«Quando si affrontano fatti così gravi, dove non c'è una risposta di accertamento della verità, è inevitabile che si determini, oltre che una reazione giustificatissima della famiglia, anche il dissenso dell'opinione pubblica. Va comunque ricordato che sulla vicenda Cucchi l'ordinamento consente la possibilità di dare nuove risposte. C’è ancora il giudizio di terzo grado, la Cassazione, e la possibilità di riapertura delle indagini se dovessero emergere fatti nuovi».
Lei ha già sollevato dubbi sull'applicazione della legge Severino, facendo riferimento al caso De Magistris, il sindaco di Napoli sospeso dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per abuso d'ufficio. Renzi ha assicurato che se ne discuterà in Parlamento. Soddisfatto?
«Prendo atto che si è aperto un confronto, adesso la parola passa al Parlamento. Sono convinto che si troverà una soluzione che contempli l'esigenza di accettare liste pulite nei partiti, candidati trasparenti, con quella del rispetto delle garanzie costituzionali».
L'autonomia della magistratura è stata minata da ripetuti tentativi di assoggettarla al potere politico. Nella percezione del cittadino il vero problema però è la lentezza della giustizia civile, con i suoi pesanti riflessi anche sull'economia. A che punto è la legge di riforma?
«Negli ultimi anni c'è stata una contenuta riduzione dei tempi del processo. Lo dicono le statistiche. Il recente decreto sulla giustizia civile, in via di conversione, va nella direzione giusta, pur considerando che si tratta di un provvedimento parziale. Il Csm ha sollecitato un intervento organico di riforma più incisivo. La celerità e l'efficienza costituiscono il punto più rilevante nel rapporto tra l'amministrazione della giustizia e l'economia. Una giustizia civile che funziona e dà certezze è un grande fattore attrattivo per il sistema economico. L’obiettivo è di allineare il nostro Paese ai migliori standard europei. Il Csm darà il suo contributo».
Altra questione di attualità, che interessa da vicino l'Abruzzo, è quella dello smantellamento delle sedi giudiziarie: Tar, Tribunali e Corti d'Appello rischiano la chiusura. Che segnale si sente di dare ai sindaci che guidano la protesta nelle piazze?
«La permanenza della Corte d'appello all'Aquila non è in discussione. Anzi, ho definito con il presidente l'obiettivo di una giornata di confronto e di ricognizione sull'amministrazione della giustizia in Abruzzo, a partire dalla necessità di completare le nuove sedi dell'Aquila e Chieti danneggiate dal sisma. Sulla riforma delle circoscrizioni il Parlamento, anche su mia iniziativa, ci ha dato tempo fino al 2018. In Abruzzo, tuttavia, la soppressione di quattro tribunali su otto determina una grave scopertura territoriale, dall'interno fino alla costa. Una questione aperta che impone una riflessione all’interno del completamento della riforma delle circoscrizioni».