ROMA «Io non mollo». Matteo Renzi tira dritto su jobs act e legge di stabilità ma intanto cerca di ricucire con la minoranza interna e, a sorpresa, riunisce nella tarda serata i gruppi parlamentari di Camera e Senato per discutere della «situazione politica generale». E ovviamente di legge di stabilità e riforma del lavoro, le due priorità assolute del suo governo, difese a spada tratta davanti ai parlamentari dem. Il premier ha fretta, ha bisogno di far approvare alla Camera la legge delega sul lavoro che al Senato ha portato a casa con la fiducia. Certo il clima si è avvelenato. La carica in piazza agli operai della Fiom dopo la grande manifestazione della Cgil alla quale ha partecipato gran parte della minoranza Pd è lì a dimostrare che il sindacato farà barricate per bloccare la tabella di marcia del premier. «Noi non consentiremo così facilmente di modificare l’articolo 18 liberando un canale per i licenziamenti illegittimi come ha provato a fare Berlusconi, ci opporremo brutalmente a questo tentativo», ha detto ancora ieri il segretario confederale della Cgil Danilo Barbi in audizione sulla legge di stabilità,sottolineando il rischio di «rottura sociale». Invita ad abbassare i toni Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro che il 25 ottobre era in piazza con Cgil e Fiom. «Non voglio seguire né Renzi né Poletti sulla strada delle polemiche e dello scontro, in questo momento è necessario trovare una soluzione, come si è sempre fatto, nel rapporto tra Parlamento, partiti e governo». La minoranza del Pd che in questi giorni non ha perso occasione di contestare la politica economica del segretario premier senza però arrivare mai a minacciare scissioni, vuole portare a casa modifiche fondamentali sulla legge delega e sull’articolo 18. Sulla scia di quanto approvato nell’ultima direzione del Pd. E soprattutto chiede al premier di aprire il dialogo e di non ricorre alla fiducia. Del resto è la stessa presidente della Camera a confermare che non farà alcuna pressione sulla commissione Lavoro per far arrivare in aula a tempo record il jobs act. «Il jobs act arriverà in Aula quando sarà il momento, si sta lavorando e quando il presidente della Commissione riterrà di terminare il lavoro in Commissione il provvedimento arriverà in aula», ha detto Laura Boldrini. «Il governo non sta esautorando il Parlamento», ha detto Renzi aprendo l’assemblea di gruppi. Il premier difende la Legge di stabilità. «La discussione è aperta qualcosa va bene altro no, ma è rivoluzionario che si vada a ridurre la pressione fiscale e la cosa più attesa da anni è la riduzione delle tasse sul lavoro», spiega. «La vera battaglia è in Europa, stiamo giocando una battaglia decisiva quella dei 300mld di investimenti, servono più crescita e lotta alla disoccupazione e meno politica legata al rigore». Quanto al Jobs act deve diventare legge entro il primo gennaio. «Non ho mai visto una riforma del lavoro di sinistra come questa, sulla riforma c’è un consenso nazionale che va oltre il Pd, toglie alibi, non diritti», assicura.