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Pescara, 24/11/2024
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Data: 05/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Ferrhotel e le idee tradite. Storia di un riuso mancato. Nonostante proposte e contributi l’edificio sul corso cade a pezzi

La memoria della città si sgretola e cade a pezzi con i cornicioni e l’intonaco del vecchio Ferrhotel. Mura cadenti e annerite sulle quali si rintracciano solo poche e frammentarie notizie storiche, come la lapide 1917 col nome di Cesare Battisti. Ma a brillare è soprattutto la funzione dell’ex albergo dei ferrovieri attivo dall’alba del Novecento fino a metà secolo, tanto per ricordare il ruolo che la strada ferrata ha avuto per lo sviluppo di Pescara. Se ne riparla perché, insieme ad altri 85 che fanno parte del patrimonio immobiliare del Comune, anche questo palazzo è stato messo in vendita. Perché questa, a differenza di altre dall’Aurum al Colonna, è una storia di mancato riuso? Cosa non ha funzionato dal 1993, anno del vincolo come patrimonio storico architettonico della città, a oggi? Giorno dopo giorno, l’ex Ferrhotel è stato lasciato a se stesso, in uno stato di degrado che cresce con gli anni, fino ad essere considerato oggi, una priorità da risolvere per questioni di sicurezza pubblica.
VENDERE O VALORIZZARE?
«In vendita? In realtà la delibera che riguarda anche l’ex Ferrhotel è per la valorizzazione del patrimonio comunale e riguarda la messa a rendita, in affitto o in vendita, di alcuni edifici per garantire il bilancio. Realisticamente, quindi, nessuno ha intenzione di vendere». Così il vicesindaco, Enzo Del Vecchio. C’è da chiedersi, però, il perché edifici di pregio che stringono il legame tra Pescara e la sua memoria, vengano abbandonati, provocando come in questo caso un contrasto stridente tra un passato abbandonato e un presente riqualificato, anche se dal futuro incerto, come l’adiacente corso Vittorio Emanuele. In realtà anche la precedente amministrazione aveva riservato la stessa sorte alla struttura, mettendola in vendita per una cifra stimata, allora come oggi, intorno ai 5milioni di euro. Ma crisi, condizioni statiche e incertezza urbanistica sulla confinante area di risulta hanno scoraggiato gli investitori privati.
LA VISIONE D’INSIEME
Né si può negare che, nel tempo, siano state avanzate proposte e soluzioni per la ristrutturazione e il riuso. Da sede di un Fuori Uso, la manifestazione d’arte di Cesare Manzo, a idee messe in campo da Confesercenti, studenti di Architettura con un workshop dedicato e altri attori cittadini che ne hanno progettato di volta in volta funzioni di ostello, di casa delle professioni, co-working o casa dello studente. E allora? «Allora non è tanto importante chiedersi cosa fare dell’ex Ferrhotel o di qualunque altra struttura da valorizzare - commenta il direttore del Dipartimento di architettura Paolo Fusero -. È una questione di metodo che deve portare a pensare ad una strategia complessiva in base alla quale programmare gli interventi per tutte le problematiche aperte della città». Ed è quello che sostiene anche Del Vecchio, per il quale la ristrutturazione dell’ex albergo dei ferrovieri non può prescindere dalla riqualificazione dell’area di risulta. «Ciò di cui si sente la necessità - conclude Fusero - è una cabina di regia tra istituzioni, università e operatori economici che, in tempi contenuti e con il coinvolgimento dei cittadini, riesca a fissare obiettivi strategici».

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