Il Comune è pronto a pagare di tasca propria la benzina dei bus e gli stipendi dei conducenti Atac. Lo ha annunciato ieri in Assemblea Capitolina l’assessore alla Mobilità Guido Improta, parlando della disastrosa situazione dei conti dell’azienda municipalizzata dei trasporti e della manovra di salvataggio approvata dalla giunta martedì scorso per garantire i 77 milioni di euro ai creditori della Roma Tpl e provare a far revocare il pignoramento dei conti correnti di Atac.
In ogni caso, anche se «i tempi necessari per il formale superamento di questa situazione non fossero compatibili con le esigenze aziendali», il Campidoglio è pronto a subentrare «facendosi carico in via diretta almeno del pagamento degli stipendi e delle forniture strategiche». Insomma, se anche i giudici non dovessero annullare il pignoramento dei conti, l’amministrazione dovrebbe riuscire a garantire che gli autobus, e chi li guida, rimangano operativi. Già due giorni fa l’assessorato ai Trasporti aveva sottoscritto un accordo con i fornitori di gasolio per assicurare il carburante nei mezzi almeno fino al 25 novembre, quando è fissata l’udienza per l’opposizione al pignoramento davanti ai giudici del Tribunale Civile di Roma.
L’INDAGINE
Nel frattempo il Comune ha deciso di avviare un’inchiesta interna contro i vecchi manager di Atac e degli uffici comunali che hanno gestito il contenzioso con la Roma Tpl. La società che ha ricevuto in appalto le corse delle linee periferiche di Roma a partire dal 2005 e che ora pretende da Atac 77 milioni di euro in virtù della revisione dei prezzi dei costi collegati ai servizi offerti e delle maggiori prestazioni erogate fino al 2009. Un saldo, quello dei 77 milioni, che è stato certificato da un collegio arbitrale di cui ora Roma Tpl pretende l’esecuzione.
Secondo Improta però quell’arbitrato non avrebbe mai dovuto essere istituito dal momento che «il contratto stipulato nel 2005 prevedeva la risoluzione di qualsiasi controversia in via esclusiva dinanzi al Foro di Roma». Da qui la decisione dell’inchiesta interna che avrà il compito di «accertare eventuali responsabilità relative al contenzioso pregresso». Il primo passo ieri è avvenuto con l’acquisizione delle due delibere che nel 2009 hanno dato l’ok del Comune all’arbitrato. L’indagine si concentrerà «sulle responsabilità degli uffici», anche se ieri da Improta è arrivato anche un attacco alla passata amministrazione: «Perché non è intervenuta contro il collegio arbitrale, dato che i contratti lo escludevano?».
L’ex sindaco Gianni Alemanno però rispedisce al mittente l’addebito e contrattacca: «Il lodo arbitrale nasce dall'incongruenza dei documenti contrattuali sottoscritti dall'Atac nel 2005, durante l'amministrazione Veltroni. Perché c’è contraddizione tra il contratto e il capitolato tecnico, che invece prevede l’arbitrato. La mia giunta ha saputo dell’esistenza del lodo solo dopo la sentenza del collegio». Secondo l’ex sindaco «dalla sentenza di gennaio che ha confermato il lodo, la giunta Marino non ha preso nessuna iniziativa adeguata per fronteggiare la situazione e ora l’azienda rischia il fallimento, provocando la paralisi del trasporto pubblico a Roma».