PESCARA Cinquemila lavoratori abruzzesi in casa integrazione rischiano di restare senza reddito se il governo non accelera il rifinanziamento della cassa in deroga e lo stanziamento di ulteriorifondi. Lo sostiene la Cgil Abruzzo che ha chiesto un intervento del presidente della regione Luciano D’Alfonso e dei parlamentari abruzzesi. L’Abruzzo è tra le cinque regioni italiane (con Valle d'Aosta, Basilicata, Friuli, Sardegna), nelle quali è cresciuta di più la cassa integrazione. Le ore complessive autorizzate dall'Inps nel periodo gennaio-settembre 2014 sono state per l'Abruzzo 25.776.659. Nello stesso periodo i lavoratori in cassa integrazione a zero ore sono stati circa 17.000. Il numero delle ore autorizzate dall'Inps però è sottostimato, dice la Cgil, «in quanto le ore relative alla cassa integrazione in deroga non sono comprese nel calcolo, dato che i pagamenti sono fermi a marzo 2014 (per i più fortunati, altri aspettano ancora) mentre i pagamenti della mobilità in deroga sono fermi a febbraio di quest'anno». Il governo, alla fine di agosto, si era impegnato a ripartire 720 milioni fra tutte le regioni. «Ad oggi, invece», dice la Cgil, «di tale finanziamento non c'è più alcuna traccia. Nel caso in cui gli stanziamenti arrivassero, si spera in tempi brevi, l'importo che spetterebbe all'Abruzzo sarebbe di circa di 23 milioni, una somma che consentirebbe - stando alle nostre previsioni - di pagare fino al mese di luglio 2014 sia la cassa integrazione in deroga che la mobilità in deroga. Resterebbe quindi senza copertuta finanziaria il periodo da agosto a dicembre 2014. Sempre dalle nostre stime, servirebbero altri 30 milioni per ultimare i pagamenti dell'intero anno e quelli sospesi del 2013». Il sindacato ricorda anche che «a fronte di una crisi pesantissima dal punto di vista occupazionale, il governo ha emanato ad agosto un decreto fortemente restrittivo che addirittura elimina di fatto la mobilità in deroga (a partire dallo stesso agosto), lasciando tanti lavoratori senza reddito e senza pensione, compresi quelli ai quali mancano pochissimi mesi per raggiungere i requisiti del pensionamento».