PESCARA «Poiché le regole sono regole, e vanno rispettate, comprendo che l'applicazione dello statuto rende impraticabile l'ipotesi sia della mia, che della ricandidatura di Silvio Paolucci, al quale è stato da tutti riconosciuto lo splendido lavoro fatto in questi cinque anni e mezzo». Con la dichiarazione del passo indietro dalla candidatura alla segreteria regionale del Pd, (all’indomani della direzione regionale di sabato) il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente coglie l’occasione per bocciare l’idea del governatore Luciano D’Alfonso di ricandidare il segretario uscente e assessore regionale al Bilancio e alla Sanità («squadra vincente non si cambia», è il pensiero del presidente della giunta). Cialente ne fa un caso di opportunità, oltre che di regolamento: «Chi sta facendo una cosa, pensi a cercare di fare bene quello che sta facendo. Se varrà per tutti, da Renzi al segretario del circolo del Comune più piccolo d'Italia, saremo davvero seri e democratici». Quanto alla sua candidatura «credo sia stata comunque utile, un piccolo servizio reso ancora una volta al mio partito. Dopo la mia autocandidatura, si è aperto finalmente un dibattito precongressuale, che era invece assente completamente, dando l'impressione che la vicenda fosse gestita in poche stanze o, come dice Luciano D'Alfonso, in qualche ristorante». Per Cialente il congresso, che la direzione ha deciso di svolgere il 1° marzo 2015, «è un passaggio cruciale non solo per i democratici abruzzesi, ma per l'intero Abruzzo. Proprio perché ormai il Pd governa pressoché tutta la Regione, mai come ora c'è la necessità di ricreare una forza vera, aperta, libera, democratica, capace di aprirsi alla società, di incontrare blocchi sociali. Abbiamo di fronte, in Abruzzo , come in Italia», insiste Cialente, «una sfida epocale. Cambiare profondamente, recuperare efficacia ed efficienza in tutti i settori, creare sviluppo e lavoro, mantenendo i diritti e lo stato sociale, anzi ampliando diritti e possibilità per tutti. Si può fare? Io credo di si, anzi sono convinto che sia il Paese che la nostra regione abbiano molte più possibilità di altri. Ma occorre cambiare, rimuovere vecchie logiche, scarsa presenza di vere professionalità, controllare le lobby parassitarie, abbandonare le logiche campanilistiche e clientelari, dalle quali nessuno può ritenersi indenne». Come si fa, secondo il sindaco dell’Aquola? «Ampliando la partecipazione, la discussione, la consapevolezza, riscoprendo un sano rapporto tra i partiti e coloro che sono chiamati a tutti i livelli di responsabilità di governo, sotto qualsiasi ruolo. Bisogna riorganizzare, senza paura , i partiti, e non pensare di scalarli per fare carriere politiche o prefigurare destini personali. Io appoggerò il candidato che più mi convincerà di voler rifare il partito, sperando che poi rinascano altre forze democratiche».