ROMA Troppi debiti non piacciono alla Borsa, questo si sa. Ma anche una società con troppo capitale può risultare poco interessante per gli investitori. Ecco perchè nei giorni scorsi il ministero dell’economia ha chiesto di dare un taglio secco al capitale di Enav, proprio in vista della quotazione in Borsa. Un’operazione che, oltretutto, non potrà ce fare comodo alle casse dello Stato.
In realtà sembra ci siano ancora diversi ostacoli per la privatizzazione della società controllata al 100% dal Tesoro. Lo sbarco dell’Enav era infatti atteso non prima del 2015, ma la società è ancora di fatto senza un cda. E ora l'azionista ha chiesto un dividendo di qualche centinaio di milioni di euro (si parla di una cifra tra i 200 e i 300 milioni), perchè considerata troppo capitalizzata per andare sul mercato. La richiesta è scritta nero su bianco in una lettera inviata nei giorni scorsi all’Enav.
In effetti è da un po’ di tempo che il governo va a caccia di questa fetta di capitale Enav. Ci aveva provato già un emendamento dell’esecutivo allo Sblocca Italia- poi giudicato inammissibile - a chiedeva una riduzione del capitale di Enav, indicando che l’eccedenza sarebbe finita nel fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. Ora, la mossa del dividendo farebbe pensare ad un’accelerazione sul dossier. Ma in realtà a complicare le cose all'Enav è lo stallo sul nuovo cda. In queste condizioni la privatizzazione è considerata a rischio. Dopo un'estate di rinvii, l'assemblea ha approvato il 5 agosto il bilancio, ma non si è proceduto al rinnovo del cda e alla nomina del nuovo amministratore delegato. Un altro macigno sul piano di privatizzazione del governo.