ROMA La legge di stabilità entra nel vivo. Gli oltre 4 mila emendamenti presentati dai partiti politici saranno sfoltiti già a iniziare da questa mattina, quando il presidente della Commissione bilancio, Francesco Boccia, deciderà sull’ammissibilità delle proposte di modifica. Domani, poi, i gruppi parlamentari dovranno fare una sorta di auto-scrematura. L’obiettivo è arrivare a selezionare «solo» 500 emendamenti che saranno votati a partire da giovedì. A scorrere l’elenco delle proposte di modifica parlamentari è chiaro che il percorso della manovra non sarà semplice. Una pioggia di ritocchi al testo è stata presentata, praticamente da tutti i partiti, sulla norma con la quale il governo punta ad inserire il Tfr in busta paga. Sul trattamento di fine rapporto si è scatenato soprattutto il Pd, che ha chiesto di assoggettarlo a tassazione separata e non invece, come ora, ad aliquota marginale. Circostanza quest’ultima, che rende meno conveniente farsi versare il Tfr a fine mese. Stefano Fassina, uno dei più agguerriti rappresentanti della minoranza Dem, ha chiesto che la misura venga estesa anche agli statali. Tutta l’ala sinistra del Partito democratico, in realtà, ha provato a riscrivere in molti punti la legge di stabilità. Compreso il bonus mamme. Un emendamento presentato in commissione prevede che il reddito familiare annuo per poter ottenere gli 80 euro in busta paga quando nasce un figlio, sia fatto scendere dai 90 mila euro previsti dal governo a quota 70 mila euro. È invece bipartisan, e forse destinata anche ad incassare qualche successo, la volontà di cancellare l’aumento delle tasse sui fondi pensione.
LE ALTRE MODIFICHE
Per finanziare la manovra l’esecutivo ha alzato il prelievo dall’11,5 per cento al 20 per cento. Si starebbe andando verso una soluzione di compromesso per ribassare l’aliquota fino al 15 per cento. Stesso discorso per gli investimenti delle Casse di Previdenza. La manovra fa salire il prelievo fino al 26 per cento, mentre gli emendamenti della minoranza Pd chiedono di tornare indietro e stabilire al 20 per cento l’aliquota. C’è poi chi, come il Dem Giovanni Sanga, ha presentato una proposta per garantire che deputati e senatori che versano contributi ai partiti di appartenenza, possano ottenere lo sconto fiscale previsto per le erogazioni liberali ai partiti. E questo anche se lo statuto o i regolamenti dei movimenti rendono obbligatorio il contributo. Il problema sarebbe nato dall’interpretazione data da alcune agenzie locali del Fisco, che avrebbero disconosciuto a molti parlamentari la detrazione per le somme versate ai partiti di appartenenza. Moltissime, e di tutte le forze politiche, le proposte di modifica che puntano a introdurre l'Iva al 4 per cento per gli e-book. Su questo punto c’è l’apertura del ministero dei Beni culturali ma che invece troverebbe molto dubbioso il Tesoro, anche a causa del rischio di incappare in una procedura di infrazione europea. C’è poi il capitolo casa. Forza Italia arriva a chiedere l'abolizione totale della Tasi mentre il Nuovo Centro Destra prova ad anticipare il governo a scrivere la riforma della local tax. La nuova tassa comunale, tema su cui in questi giorni si stanno organizzando riunioni dei tecnici, salvo imprevisti dovrebbe infatti trovare ospitalità in un emendamento alla legge di stabilità
LE MOSSE DELL’ESECUTIVO
Tra gli emendamenti ce ne sono alcuni bipartisan, firmati cioè, da diverse forze politiche. È il caso, per esempio, della proposta di rendere deducibile dalle imposte sulle imprese l’Imu pagata per i capannoni industriali. A mettere la firma in calce alla proposta sono stati l’ex direttore generale di Confindustria, e attuale deputato Pd, Giampaolo Galli, Raffaella Vignali di Ncd, e Maria Stella Gelmini di Forza Italia. Intanto anche il governo ha presentato la sua prima proposta di modifica al provvedimento. Il testo, nei fatti, recepisce la lettera inviata alla Commissione europea con la quale Roma ha accettato di correggere di altri 4,5 miliardi il saldo strutturale di bilancio. L’emendamento del governo riduce, di 3,3 miliardi il fondo taglia tasse e di 500 milioni il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali comunitari. Non solo. Altri 728 milioni di euro vengono recuperati allargando anche ai supermercati e agli ipermercati la clausola antielusiva dell’Iva, il «reverse charge». Significa che saranno i punti vendita della grande distribuzione a versare direttamente l’imposta dovuta dalle imprese clienti.