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Pescara, 24/11/2024
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Data: 12/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, la crisi si mangia l’assegno ma il governo vara le contromisure. Palazzo Chigi vuole neutralizzare gli effetti della caduta del Pil che incidono sul calcolo del trattamento previdenziale

ROMA Neppure il tempo di incassare il primo assegno. Che la pensione si stava già svalutando. Il governo si prepara a rimediare all’amara sorpresa in agguato per i 400 mila italiani che nel 2015 matureranno i requisiti per andare a riposo. Palazzo Chigi punta a reagire di fronte al crollo del Pil che, riforma Dini alla mano, rischia di produrre effettivi regressivi sui trattamenti. Infatti senza un rimedio nella legge di Stabilità, dal 1 gennaio le nuove pensioni saranno più basse rispetto a quanto si prevedeva in base ai contributi versati. Il problema è stato sottoposto al ministero del Tesoro dall'Istituto di previdenza sociale. In una lettera riservata, l'organismo guidato da Tiziano Treu chiede al governo di annullare l'effetto della svalutazione delle pensioni determinato dall’andamento negativo del Pil. Un passaggio che fonti del governo promettono di compiere consentendo all’Inps di considerare la crescita a quota zero in modo da evitare, a partire dall’anno prossimo, la svalutazione delle pensioni. In base al meccanismo di calcolo contributivo introdotto nel 1995 dalla riforma Dini, infatti, il montante contributivo viene annualmente rivalutato in base all'andamento della crescita nominale degli ultimi 5 anni. Per la prima volta dopo 18 anni, il parametro (pari a -0,1927%) è finito in territorio negativo e dunque, in teoria, per coloro che andranno in pensione nel prossimo anno, ci sarà un assegno più leggero. Nessun guaio in vista per chi è già pensionato: la sua rivalutazione dei montanti contributivi è stata stabilita al momento del pensionamento e dunque non è soggetta ad alcuna svalutazione. Al sicuro anche coloro che vanno in pensione entro la fine di quest'anno in quanto la riforma ha previsto che nell'anno di cessazione dell'attività lavorativa la rivalutazione dei montanti sia pari ad uno e di conseguenza l'accumulo di contributi versati nell'ultimo anno di lavoro non subisce né una rivalutazione né una svalutazione. Per i futuri pensionati invece il problema, per i prossimi decenni, non è di poco conto e rischia di avere un impatto notevole anche sui conti pubblici.

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