BRUXELLES «Avvertimento preventivo» per l'aggiustamento strutturale insufficiente, richiesta di una manovra correttiva e avvio di una nuova «indagine approfondita» per «squilibri macro-economici eccessivi»: nelle prossime settimane, la Commissione Europea potrebbe muoversi su tre fronti contro l'Italia, dopo la pubblicazione di un rapporto in cui punta il dito contro la mancanza di progressi su debito e riforme. Se il giudizio sulla Legge di Stabilità è ancora aperto, la decisione sull'indagine approfondita per «squilibri macro-economici eccessivi» è «scontata», spiega una fonte della Commissione: «i problemi individuati lo scorso anno non sono stati risolti. Gli squilibri del debito e della mancanza di competitività non sono stati corretti». Secondo il rapporto sui progressi compiuti dall'Italia, «lo slancio delle riforme a livello di governo si è ripreso», ma «i progressi sono incostanti», mentre il livello di debito pubblico costituisce «un importante peso per l'economia e una grave fonte di vulnerabilità, in particolare nell'attuale contesto di bassa crescita e inflazione». Il rapporto è il frutto del monitoraggio sull'Italia condotto dalla Commissione dallo scorso luglio ed entra nel dettaglio delle misure annunciate e approvate dal governo. L'esecutivo comunitario critica implicitamente la decisione di rinviare il pareggio di bilancio e rallentare il ritmo di riduzione del debito pubblico, che costituisce «un freno alla crescita», perché impone «alti livelli di tassazione» e limita «il margine di manovra per la spesa pubblica produttiva» e «la capacità di rispondere a choc economici». Il periodo protratto di crescita negativa e bassa inflazione sta «deteriorando la dinamica del debito», malgrado il «declino significativo» dei tassi.
IL MONITO
La Commissione sottolinea che sono le stesse autorità italiane a riconoscere che serve un «aggiustamento strutturale dello 0,9% del Pil» per rispettare la «regola del debito», mentre l'impegno si limita allo 0,3%. Sul fronte dei conti pubblici, Bruxelles avrebbe voluto di più in termini di spending review e privatizzazioni. Il programma di tagli alla spesa pubblica è «in ritardo» e il «cambio di approccio» scelto dopo la partenza di Carlo Cottarelli «potrebbe ridurre la qualità dei tagli». La nuova spending, con i tagli lineari proposti dai ministri, rischia di «mettere a repentaglio l'obiettivo di preservare» gli investimenti pubblici pro-crescita e di migliorare l'efficienza economica della pubblica amministrazione. Anche le privatizzazioni stanno «subendo un ritardo», dice la Commissione: a fronte di un obiettivo dello 0,7% di Pil, nel 2014 il governo incasserà lo 0,4%, ma solo se si include il rimborso di 3 miliardi di Monti bonds da parte di Monte dei Paschi. Per finanziare un ulteriore taglio del cuneo fiscale, la Commissione ha raccomandato di «rivedere le esenzioni e detrazioni fiscali e la tassazione ambientale», ma il governo rischia di mancare la scadenza fissata del marzo 2015. Sulle riforme, le aspettative per il Job Acts sono alte perché «sembra adeguato a affrontare le sfide del mercato del lavoro dell'Italia». Ma la Commissione avverte che la sua efficacia «dipenderà da come saranno scritti i decreti attuativi». Anche la riforma della scuola è «promettente». Difficoltà di implementazione rischiano infine di minare altre importanti riforme, come quella del sistema della giustizia civile.