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Pescara, 24/11/2024
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Data: 13/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Cgil, sciopero il 5 dicembre. I renziani: il ponte è servito. Critiche anche da Cisl e Uil. Il governo convoca i sindacati a Palazzo Chigi lunedì. Il 73% degli elettori Pd snobba Camusso

ROMA La Cgil decide di ricorrere all’arma estrema per opporsi alla politica economica del governo Renzi: lo sciopero generale di 8 ore. Ma la data scelta si riversa contro la confederazione di Corso d’Italia, con una marea di commenti sul web tra l’ironico e l’indignato e altrettante dichiarazioni polemiche che partono dall’interno dell’area Pd vicina al premier. Il 5 dicembre, questa la giornata proposta da Susanna Camusso al suo direttivo che l’ha approvata a grandissima maggioranza, è un venerdì, ma non uno qualunque: è il venerdì che consente, per chi si assenta dal lavoro, di realizzare un lungo ponte con il lunedì successivo, 8 dicembre, l’Immacolata. A molti non sembra una semplice coincidenza. Ma una furbata per persuadere tanti lavoratori indecisi ad aderire: una giornata di sciopero che vale quattro consecutive di riposo, “un pacchetto” decisamente accattivante.
E quando la Cgil spiega di aver scelto quel giorno per legarsi allo sciopero generale della scuola proclamato proprio per il 5 dicembre unitariamente con le altre confederazioni, le polemiche aumentano: la Cisl guidata da Annamaria Furlan smentisce di aver mai dato l’ok a scioperi di categorie del pubblico, compresa la scuola. E così la Uil, il cui segretario generale designato, Carmelo Barbagallo, precisa: «Noi non abbiamo premura di proclamare scioperi: vediamo prima se esistono margini per aprire una trattativa vera su pubblico impiego, pensioni, legge di stabilità e sul Jobs Act». A sparigliare le carte, infatti, c’è una novità della mattinata: la convocazione di Cgil Cisl Uil e Ugl a Palazzo Chigi per lunedì prossimo, 17 novembre, per parlare della riforma della Pubblica amministrazione e della legge di Stabilità. Per Furlan e Barbagallo è un’apertura importante per cercare di strappare impegni sul rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Susanna Camusso invece è convinta: andare a vedere le carte sarà inutile. «Siamo sempre pronti a farci stupire dagli effetti speciali ma dubito che il governo si stia accingendo a decidere un cambiamento strutturale della legge di stabilità» dice la leader Cgil. Il suo direttivo condivide e aggiunge il carico da novanta allo sciopero generale di 8 ore: altre 4 ore di mobilitazione e di lotta da decidere nei territori. Esentati dalle mobilitazioni (territoriali) e dall’astensione dal lavoro solo gli iscritti Cgil delle zone alluvionate dove ci sarà uno «sciopero al contrario», ovvero al lavoro per aiutare la popolazione. In questo parapiglia «il segnale» lanciato dalla Camusso alla Furlan e a Barbagallo con l’appello «a convergere», non solo non viene colto, ma si disperde nello spazio.
IL BOOMERANG

Sciopero-ponte, sciopero dell’Immacolata, #Cgilbollita: il popolo del web si scatena tra ironia e commenti pungenti. Per niente mitigati dalle repliche della Confederazione che sostiene che «dai pubblici ai privati il sabato ormai si lavora».
Ma la polemica monta ancora di più quando le critiche iniziano ad arrivare dai democratici vicini al premier. Il classico “la” viene dato da Ernesto Carbone, membro della segreteria Pd, via twitter: «Il ponte è servito #Coincidence». Ed ecco che parte il coro: c’è chi parla di «strizzatine d’occhio al calendario», chi di scelta che denota «grande debolezza», chi di «boomerang». E, come ormai è consuetudine, la vicenda diventa il pretesto per una nuova litigata tra i democratici - Rosy Bindi capofila - con accuse ai renziani di scarso rispetto per il diritto di sciopero.

Il 73% degli elettori Pd snobba Camusso

ROMA Ma gli italiani come vivono lo stato di guerra fra Renzi e la Cgil? Sono sorprendenti per misura e qualità le risposte raccolte da un sondaggio della SWG effettuato prima della proclamazione dello sciopero generale della Cgil: non solo la maggioranza degli italiani sta con Renzi ma addirittura tre elettori Pd su quattro dichiarano di condividere l’azione del governo mentre le mosse della Cgil raccolgono un ampio consenso fra i grillini.
Ma andiamo con ordine ed entriamo nel dettaglio delle domande che hanno il pregio di essere dirette. Ecco la prima: «Renzi non tratta le leggi con i sindacati, quanto condivide questa posizione?». Se nel complesso il 47% degli italiani sta con Renzi e il 42% si schiera con la Camusso, fra gli elettori del Pd l’equilibrio è completamente spostato a favore del premier. Addirittura l’84% degli elettori democrat è favorevole alla fine della concertazione. Anche il cuore della maggioranza degli elettori berlusconiani è in sintonia col governo. Ma nel centro destra, e pure questo elemento ha il sapore della sorpresa, il 36% degli interpellati non condivide la svolta governativa nei rapporti con il sindacato. La vera novità tuttavia arriva dal fronte degli elettori grillini che per il 74% si schierano a favore della concertazione e solo per il 17% con il governo.
Dalle risposte alla prima domanda emerge dunque un inedito asse Camusso-Grillo che viene rafforzato analizzando l’esito del secondo quesito. Questa la domanda SWG: chi fra il governo Renzi e la piazza della Cgil interpreta meglio il rilancio economico dell’Italia? Fra i democrat si risponde così: il 73% si schiera con il governo; il 13% con le manifestazioni della Cgil e il 14% si ritira nel ”non so”. Qualche dubbio in più emerge fra gli elettori di Forza Italia fra i quali uno su quattro sta con la Camusso e il 52% con Renzi. E i grillini? La battaglia della Cgil viene sposata dal 45% del popolo pentastellato mentre solo il 15% di chi ha votato Grillo alle europee dà credito all’azione di Renzi. Il 40% dei grillini si rifugia dietro il ”non so”.
Ma la risposta più importante è la terza perché si chiede agli italiani se è più importante distinguere fra destra e sinistra o fra cambiamento e non cambiamento. Tre elettori su quattro sia del Pd che di Forza Italia e la metà dei grillini dicono che: «E’ più importante andare avanti». «Questo significa - spiega Enzo Risso, direttore SWG - che fino a quando Renzi riuscirà mantenere fra le sua mani la bandiera del cambiamento avrà con sé la maggioranza degli italiani».

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